Presentato in asta da Sotheby’s un busto di Sperandio Savelli: il soggetto è il duca d’Este o il fratello. La somiglianza con altre due opere

di Micaela Torboli

Il 27 gennaio scorso è stata presentato in asta da Sotheby’s New York, per la vendita “Master Painting and Sculpture part II” un importante ritratto scolpito quattrocentesco, che la casa d’aste ha definito semplicemente “Portrait Relief of a Gentleman”. 

È un marmo alto poco meno di mezzo metro, lavorato per essere applicato su un supporto, il retro è al grezzo. Poggia su una base moderna di legno ebanizzato. Il manufatto era passato nel 1998 da Christie’s, sempre a New York, è stato posseduto dall’antiquario Bruno Cooper (già attivo nel Suffolk), e da ultimo faceva parte della collezione Lloyd e Margit Cotsen di Los Angeles. La nota di catalogo non azzarda alcun nome per il soggetto ritratto, mentre viene citato come  possibile autore lo scultore e medaglista Sperandio Savelli (1425-1504), mantovano attivo alla corte di Ferrara: non passa inosservata la somiglianza tra quest’opera e i rilievi marmorei eseguiti per decorare l’ingresso del Barco di Ferrara, uno dei quali è presso la Palazzina di Marfisa d’Este, mentre l’altro si trova al Louvre di Parigi, ed è firmato proprio da Sperandio. La nota non indica che i rilievi citati identificano senza dubbio alcuno un Estense, forse il duca Ercole I d’Este, o suo fratello pieno Sigismondo, a lui molto somigliante. 

In tutti i ritratti citati il soggetto porta una berretta, ha i capelli a zazzera e indossa parti di un’armatura, mai uguali tra di loro. I ritratti di Ferrara e New York mancano del supporto marmoreo da muro, ma quello di Parigi lo mantiene tuttora: è di forma quadrata e quindi forse gli altri due manufatti non erano parte di una imago clipeata, come si legge talora fosse in origine quella rimasta a Ferrara, perché il clipeo, lo scudo antico alla romana usato anche nel Rinascimento per apporvi una immagine scolpita di un personaggio illustre, era rotondo. 

Fin dal 1889 Adolfo Venturi trovò documenti che provavano la commissione del 1475 a Sperandio di due teste del duca di Ferrara, richieste per ornare, insieme ad epigrafi celebrative, la «prinzipale porta» del Barco, la tenuta di caccia estense. L’anno seguente lo scultore avrebbe prodotto altri due busti di Ercole I, che si è immaginato fossero in terracotta, perché sulla carta risultavano dipinti: il colore, peraltro, veniva steso anche sui marmi, perciò il supporto poteva essere anche marmoreo. Sperandio lavorò quindi su almeno quattro ritratti di Ercole I, da muro, documentati. 

Ora restano tre busti, da collocare con precisione. Quello venduto a New York risulta, in altezza, di una decina di centimetri più piccolo degli altri due, e non ha, come questi, il profilo dei visi verso destra (questo identico orientamento ha fatto discutere, perché decorando un portale, ad esempio, si cerca una specularità dei profili, se sono presenti due teste ai lati del varco), ma è impostato in senso opposto, verso sinistra. Si può supporre che esuli dai famosi quattro, e che la sua destinazione originale non fosse il Barco, quindi  ipotizzare, data la misura, ed il profilo verso sinistra, che l’opera Cotsen appartenesse ad un edificio estense diverso dal portale del Barco, e magari non ritragga Ercole, ma Sigismondo. 

Egli fu creato dal fratello signore di San Martino in Rio e di altri possedimenti del Reggiano, e la Rocca sammartinese, o qualche castello della zona, potrebbero essere la collocazione originale del busto Cotsen. È altrettanto possibile che fosse sistemato in Palazzo dei Diamanti, eretto dal duca per destinarlo a Sigismondo: sappiamo che il portale è stato modificato nel XVII secolo dai nuovi proprietari, i nobili Villa, e non si può escludere che il portale originale fosse ornato con ritratti scultorei di Sigismondo e/o Ercole I. 

Il marmo Cotsen, inedito (o almeno poco noto), è un vero busillis per gli studiosi. Il ricavato dell’asta andrà alla Cotsen Foundation for the Art of Teaching. Lloyd Cotsen (1929-2017) divenne milionario grazie alla sua ditta di cosmetica, la Neutrogena. Laureato due volte, in storia ed in architettura, Cotsen fu un collezionista eclettico ed un filantropo, come la moglie Margit, mancata nel 2022.

Articolo pubblicato su “La Voce” del 10 febbraio 2023

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