Giornata per la Vita il 2 febbraio a Ferrara. Irma Capolupo, neonatologa di Roma, ci porterà la sua testimonianza, assieme a Consultorio diocesano, Papa Giovanni XXIII, Suore della Carità

di Chiara Mantovani

[Qui il programma della Giornata per la Vita 2025 a Ferrara]

La felice coincidenza di tre momenti significativi è la nota che caratterizza il prossimo 2 febbraio. Siamo nel grande Giubileo, celebriamo la Giornata per la Vita, ricorre la festa della Presentazione al Tempio di Gesù: tutto all’insegna del giubilo del cuore, della gioia per la vita ricevuta, dell’affidamento nostro e di tutta la creazione all’amore provvidente del Padre.

Anche l’annuale appuntamento del Servizio di Accoglienza alla Vita, quest’anno, è ancora più intrecciato alle tante realtà che in Diocesi si adoperano nel celebrare, promuovere e difendere la vita di ogni persona umana. Se la cronaca di ogni giorno ci mostra quante sono le offese, talvolta brutali, verso quel bene prezioso – perché presupposto di ogni altro bene – che è la vita, con altrettanta attenzione siamo invitati a riconoscere e valorizzare quanti atti di autentica cura, custodia e riverenza sono seminati nelle nostre giornate e nella nostra società.

Proprio riconoscendo con schiettezza ciò che modernamente avvilisce la dignità umana si è voluto dare voce ad esperienze concrete di stima e venerazione per la vita, perché la speranza si irrobustisce con i buoni esempi.

È vero che viviamo il dramma della pseudo-cultura dello scarto, secondo la quale chi è troppo piccolo o troppo malato o troppo dispendioso può essere eliminato: eppure c’è chi si prende cura di vite delicatissime e apparentemente trascurabili. 

COLEI CHE AIUTA I PICCOLI FRAGILI

Irma Capolupo è medico neonatologo, dottore di ricerca in fisiopatologia neonatale, è la dottoressa che cura i piccoli che, spesso, dovrebbero ancora essere nell’utero della loro mamma: lei vede, tocca, assiste chi, secondo le leggi di alcuni Paesi, potrebbe essere eliminato se “troppo” malato. Il suo luogo di lavoro è la Terapia Intensiva Neonatale dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, dedicata ai neonati altamente complessi che hanno una patologia per la quale è necessario intervenire chirurgicamente sin dalle prime ore di vita. È anche responsabile del Servizio di Trasporto di Emergenza Neonatale (STEN), il servizio che si prende cura dei neonati che hanno bisogno di essere trasferiti, in urgenza, da qualsiasi parte del mondo e portati al Bambino Gesù. I suoi pazienti sono troppo piccoli per riconoscerla, ma i loro genitori non potranno mai dimenticare il suo volto e la sua voce, che nei momenti più difficili li hanno confortati, mostrando che i loro bambini valevano, erano importanti, preziosi. Anche quando non hanno avuto il “lieto fine” e se non hanno potuto tornare a casa con loro: nulla è stato inutile, troppo, sprecato.

IL CONSULTORIO “InConTra”

È vero che viviamo tempi difficili per la famiglia, liquida, confusa, spesso incapace di essere quella comunità di vita e di amore che è in pienezza la verità della sua natura e di assolvere il proprio compito educativo. Per questo è consolante scoprire che è offerto uno strumento di confronto e di formazione, in Diocesi, incentrato sulla “relazione d’aiuto” basata sull’ascolto attivo, sull’intervento non direttivo, empatico e non giudicante: don Alessio Grossi e la sua équipe, tramite il Consultorio diocesano “InCon Tra”, offrono un servizio socio-educativo che ha come scopo qualificante l’aiuto a chi si trova in difficoltà e in crisi relazionale, ed anche la formazione e l’impegno culturale rivolti alla comunità diocesana e al territorio.

PAPA GIOVANNI XXIII, CASA PER GLI INVISIBILI

È vero che nella tempesta delle tante “emergenze”, fisiche e morali, forse mai come oggi, ci sono vite che vedono nascosta e negata la propria dignità: troppo cariche di dolore e di apparente “inutilità”, si stenta ad accorgersi di loro e – se emergono dal cono d’ombra in cui i riflettori del mondo li hanno costretti – imbarazzano e disturbano. Ma nel settembre del ‘68, nel clima del più violento e turbolento vigore contestatore di ogni valore umano e cristiano, un giovane sacerdote romagnolo, un po’ “pazzo”, don Oreste Benzi, svolge la prima “vacanza di condivisione” con giovani e con persone affette da pesanti problemi psichici e fisici. La sua prorompente attività si allarga a sempre nuovi campi d’azione: nei primi anni ’80 la promozione dell’affidamento familiare per dare una famiglia a chi non ce l’ha, l’apertura della prima comunità di recupero per tossicodipendenti; l’azione a favore dei carcerati, fino al 1986 quando con immensa gioia inaugura in Zambia la prima casa-famiglia in terra di missione. Abbandonati, tossici, prostitute, carcerati: chi mai potrà occuparsi degli “scarti”? È nata la Comunità Papa Giovanni XXIII, che apre concretamente le porte delle proprie case per accogliere gli “invisibili”, i “cancellabili”, gli “scartati”. Avremo la testimonianza di una famiglia della PG23 – come si dice per brevità – per mostrare che “si può”.

VITA CONSACRATA, DONO DI SÉ

C’è un gesto, semplice ma impossibile da fare se non in caso di “chiamata”, che pone rimedio a molti mali, che genera pace personale e sociale, che rende manifesta la verità della persona e ne salvaguarda la dignità: è il dono della propria vita. La vita donata interamente a Dio è vita resa sacra insieme a Lui, con-sacrata in modo specialissimo, con “cuore indiviso”. Eppure – quest’anno ci è dato di capirlo un po’ meglio – tutti i doni che noi umani possiamo dare altro non sono che restituzioni a Chi già, e per primo, ce li ha donati. Così, l’atto di Presentazione di Gesù al Padre diviene il prototipo e l’immagine della risposta ad ogni vocazione, ad ogni chiamata che il Creatore rivolge, ancora una volta per primo, alla creatura che ama infinitamente.

Nella famiglia e nella professione, nella clausura e nel volontariato, nel mondo e dietro casa propria, ognuno che consacri la propria vita ha la possibilità di aderire al piano di Dio: è segno della speranza che anima ogni azione, ogni carità, ogni dono.

Buona giornata della Vita a tutti!

Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 24 gennaio 2025

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