Tante le firme presenti nei registri conservati nella Casa Museo ferrarese e a Palazzo Bonacossi: Vittorio Emanuele III, Papini, de Pisis, Minerbi, Vergani, Pasolini, Belinda Lee…
di Umberto Scopa
L’abitazione che fu di Ludovico Ariosto nell’antica via detta del Mirasole (oggi via Ariosto) nasce come “Casa Museo” nel 1999, sotto la direzione dei Musei Civici di Arte Antica di Ferrara. Tuttavia, ben prima della recente destinazione museale, questo luogo aveva preso ad esercitare una forte attrattiva su studiosi e turisti. Da sempre l’attenzione pubblica è attratta dai luoghi fisici che hanno accolto insigni personaggi e non ha fatto eccezione l’abitazione dell’Ariosto.
L’amministrazione municipale, divenuta proprietaria dell’edificio nel 1815, ebbe un’attenzione particolare per gli ospiti intesi ad onorare questo luogo con la loro visita e predispose – fin dalla prima metà dell’Ottocento – l’occorrente per conservare documentazione delle visite, non come semplice numerazione contabile dei passaggi, ma come accoglimento di pensieri, sensazioni, o semplici firme autografe.
Riguardo all’arco di tempo che va dal 1846 ad oggi sono rimasti nove voluminosi registri predisposti al detto scopo. I più antichi si distinguono per la pregevolezza dei materiali e la fattura estetica.
La firma olografa è stata da sempre uno dei principali elementi rivelatori dell’identità individuale del suo autore. Nelle firme di oggi non resta più nulla di quei virtuosi svolazzi a china, visibili a colpo d’occhio nelle pagine dei registri più antichi. Un tempo l’autore di una firma affidava volentieri al suo segno anche la rivelazione di una propria sensibilità estetica.
Tre di questi antichi registri sono esposti in una vetrina all’interno della Casa del poeta, gli altri sono conservati a Palazzo Bonacossi, dove risiede la sede direzionale dei Musei Civici di Arte Antica.
Illustrerò ora alcune delle firme più prestigiose, precisando che questo scritto non vuole e non può avere alcuna pretesa di completezza. Il più antico registro copre il periodo dal febbraio 1846 a tutto il 1875. Nella vetrina è aperto sulla pagina che attesta il passaggio di Giuseppe Verdi il 4 maggio 1872. Nello stesso registro si possono rintracciare le firme di altri personaggi di spicco della cultura e della politica risorgimentale come Felice Cavallotti, Massimo D’Azeglio, Alberto Mario.
Il 1875 è un anno importante, perché si celebra il quarto centenario della nascita di Ludovico Ariosto. Per la ricorrenza viene predisposto un registro particolarmente elegante, destinato ad accogliere le firme dei visitatori.
All’interno di questo registro spicca una firma su tutte, quella di Gabriele D’Annunzio. Si distingue non solo per la fama dell’autore, ma anche per la pomposità estetica con la quale lo stesso ama esibire il suo nome.
La firma è già per le sue dimensioni destinata a catturare l’attenzione ed è ulteriormente personalizzata dall’esclamazione fra parentesi: “Laus deo!”. Il suo passaggio avviene il 31 ottobre 1898.
Oltre a D’Annunzio, tanti sono naturalmente i visitatori illustri esponenti del mondo poetico e letterario, documentati nei registri in tempi diversi: Giovanni Papini, Corrado Govoni, Paolo Buzzi, Vincenzo Cardarelli, Antonio Rinaldi, Umberto Saba e da ultimo Pierpaolo Pasolini.
Il 15 giugno 1910 è la data che segna la visita di una personalità politica di massimo prestigio a quel tempo. Il registro viene appositamente predisposto per accogliere degnamente l’attesa firma, come si vede nella foto: l’ospite è il re Vittorio Emanuele III.
Un altro reale è ospitato a casa Ariosto nel 1933, si tratta di Alfonso XIII di Spagna. Due anni prima si era trasferito esule a Roma, senza aver abdicato, mentre in Spagna veniva proclamata la Repubblica. Nel 1936 scoppierà la guerra civile spagnola.
L’esame dei registri rivela un’ampia varietà di nazionalità di provenienza dei visitatori. La consistente presenza di stranieri è una costante. È evidente che la fama di Ludovico Ariosto si estende ben oltre i confini del nostro paese.
La varietà degli ospiti segnati nei registri è anche nell’età anagrafica dei medesimi. Due firme in particolare, che rivelano una calligrafia infantile, richiamano il nome di personaggi noti della nostra città, venuti in visita quando erano bambini. Una è quella di Folco Quilici, che è prossimo a compiere i sette anni quando firma il registro in data 4 aprile 1937. E ha sette anni da poco compiuti Ranieri Varese quando lascia la sua firma il 4 luglio 1948; ventidue anni dopo avrebbe assunto la direzione dei Musei Civici di Arte Antica nella cui sfera di interesse rientrerà anche la “parva domus”. All’età di sedici anni lascia la sua firma il pittore Filippo de Pisis, che replicherà la sua visita molti anni dopo, nel luglio del 1940.
Il 10 settembre 1949 è la data della firma del noto studioso Claudio Varese, padre di Ranieri Varese.
Tra il 1928 e il 1930 lasciano la loro firma tre importanti personaggi del mondo dell’arte e della cultura: la pittrice Mimì Quilici Buzzacchi, madre di Folco Quilici, lo scultore Arrigo Minerbi e la scrittrice Maria Bellonci. Nel 1940 è registrata la seconda visita di Filippo de Pisis.
Molti personaggi famosi hanno fatto ritorno onorando il luogo con una loro seconda visita. Oltre a De Pisis già citato, il 15 ottobre del 1933 il re Vittorio Emanuele III fa ritorno a Casa Ariosto, lasciando la sua firma nel registro. Lo accompagnano lo studioso Carlo Formichi e il matematico Francesco Severi. Le tre firme occupano spazi consecutivi e sono allineate in modo da far ritenere la compresenza nello stesso momento.
Tra i personaggi illustri che hanno onorato più volte con la loro presenza la casa del poeta c’è anche lo scrittore Giorgio Bassani. La sua prima visita avviene il 30 luglio 1939.
Bassani è accompagnato da Antonio Rinaldi e Francesco Arcangeli; la biografia dello scrittore ce li ricorda come legati a lui da rapporto di amicizia. Bassani ha ventitré anni quando lascia il segno della sua presenza nella “parva domus”. È il 1939 e sono già in vigore in Italia le famigerate leggi razziali che escludono i cittadini di origine ebraica da tanta parte della vita sociale. Bassani stesso ci ricorda -ne “Il giardino dei Finzi Contini”- l’episodio dell’allontanamento dalla Biblioteca Ariostea. Forse le odiose esclusioni dei cittadini ebrei dalle istituzioni culturali cittadine avevano risparmiato la Casa di Ludovico Ariosto, se lo scrittore spontaneamente lascia la firma della sua presenza “alla luce del sole” in un registro visibile a tutti.
Il 10 settembre del 1949 Bassani torna una seconda volta in visita e lascia ancora la sua firma in tempi più tranquilli. Si è già trasferito a Roma e infatti di fianco alla sua firma compare ora il nome di questa città.
Un altro ritorno illustre è quello di Folco Quilici, già nominato. La data della sua seconda firma è dell’11 maggio 1940. E l’11 marzo del 1950 fa ritorno Arrigo Minerbi circa vent’anni dopo la sua prima visita.
Numerosi personaggi del mondo dello spettacolo hanno lasciato il loro autografo su queste carte in un arco di tempo molto ampio. Il registro più antico contiene la firma di una famosissima attrice, Adelaide Ristori. Nel giugno del 1927 lascia la sua firma l’attore Luciano Molinari e il 15 novembre 1935 l’attore e regista teatrale Giulio Stival. È conservata anche la firma dell’attrice Belinda Lee. Fra le altre cose il suo nome si lega alla nostra città per essere stata la protagonista del film di Florestano Vancini “La lunga notte del 43”, ambientato a Ferrara sui noti fatti richiamati dal titolo. Il film è tratto da un racconto di Giorgio Bassani. Il suo passaggio a Casa Ariosto è registrato in data 18 aprile 1960. Solo un anno dopo morirà tragicamente in un incidente stradale a 26 anni.
Anche importanti esponenti del mondo giornalistico sono registrarti in queste carte. Orio Vergani, giornalista e scrittore, firma il registro il 17 gennaio 1933; sei anni dopo è la volta del giornalista scrittore Guido Piovene. Il 27 maggio 1952 l’estroso giornalista e scrittore Gianni Brera, che ebbe il già citato Orio Vergani come maestro, lascia la sua firma accompagnata dalla definizione “Mediolanense”.
Per chi fosse interessato ad un quadro informativo d’insieme più completo delle firme rilevate, la documentazione relativa è raccolta e conservata nella biblioteca di Palazzo Bonacossi. Il lavoro di ricerca, che ha prodotto anche questo articolo, ha permesso di aggiungere ai nomi già noti, altri che non erano ancora stati rilevati; del resto stiamo parlando di una miniera di firme capace di rivelare sempre nuovi “ritrovamenti”, nell’inestricabile groviglio non sempre decifrabile.
Pubblicato sulla “Voce” del 9 febbraio 2024
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