Il racconto di un’esperienza concreta. Perché sussidiarietà significa essere cittadini attivi

di Micol Rovigatti

La conservazione dei beni comuni è fondamentale per migliorare la qualità della vita e nutrire il senso di responsabilità civica. I beni comuni, siano essi materiali o immateriali, sono fragili e necessitano di cura. “Cura” è un concetto che trasmette empatia, vicinanza e prossimità. Questi aspetti non possono più essere delegati ad altri: come cittadini abbiamo l’obbligo di essere attivi, responsabili e solidali. 

Il nostro Paese ha fatto molto inserendo in Costituzione il principio di sussidiarietà, che però rischia di restare lettera morta senza le disposizioni normative che ne permettano l’attuazione a livello amministrativo. I cambiamenti culturali rappresentano sempre una grande sfida per le società di oggi e la scuola può dare un importante contributo in questo senso. Credo che oggi i giovani, abituati al mondo digitale e ad una realtà spesso virtuale, abbiano necessità di concretezza e di esperienza reale. La scuola, da un lato, ha il compito di raccontare e dare delle nozioni, e, dall’altro, dovrebbe educare “facendo fare”. L’esperienza che porto avanti in alcune classi della scuola elementare è l’impegno alla cura del “bene comune scuola”: azioni concrete tese ad aver cura del luogo dove si vive. La scuola può diventare un “centro motore” per la cura dei luoghi in cui abitiamo, favorendo non solo un migliore livello della qualità della vita, ma anche la socializzazione tra le persone e la diffusione di una più marcata coscienza civica. La scuola è un bene comune sia materiale sia immateriale, perciò averne cura anche dal punto di vista economico è fondamentale. Una maggiore consapevolezza del sistema economico, attraverso l’educazione finanziaria, aiuta sicuramente a capirne i limiti e a migliorarlo per utilizzarlo al meglio. Ciò ricomprende anche gli aspetti della solidarietà sociale, ma non solo. 

Come detto, l’esperienza concreta è fondamentale, e credo che potrebbe essere interessante mettere in piedi un progetto didattico attraverso il quale gli studenti più grandi possano imparare a gestire alcune risorse delle scuole nelle quali studiano in modo da averne un ritorno economico, che poi possa essere reinvestito nella scuola stessa. Il Laboratorio per la sussidiarietà ha un obiettivo ben preciso, fondato su una certezza: le persone sono portatrici non solo di bisogni ma anche di capacità ed è possibile che queste capacità siano messe a disposizione della comunità per contribuire a dare soluzione, insieme con le amministrazioni pubbliche, ai problemi di interesse generale. 

Se questa è la certezza di fondo, allora è chiaro anche l’obiettivo: far sapere al maggior numero possibile di persone che nella nostra Costituzione c’è il principio di sussidiarietà e che questa novità può cambiare il loro modo di stare, come cittadini, in questa società. Fino ad oggi si è pensato al principio di sussidiarietà come ad un “confine” invalicabile tra una sfera pubblica ed una privata considerate in conflitto. Occorre un nuovo paradigma su cui costruire un nuovo modello di società caratterizzato dalla presenza diffusa di cittadini attivi, cioè cittadini autonomi, solidali e responsabili, alleati dell’Amministrazione nel prendersi cura dei beni comuni.

Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 17 gennaio 2025

(Rubrica mensile “Ferrara e il bene comune”)

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