La nicchia nel transetto destro, il Pantheon e le splendide decorazioni: una prima analisi di questa recente scoperta
di Micaela Torboli
Ha creato curiosità il ritrovamento in San Paolo di un piccolo vano di misura irregolare posto accanto alla scaletta che porta all’organo della chiesa, nel transetto destro dell’edificio. Durante il restauro da poco concluso, un addetto al cantiere, battendo su un muro, avvertiva un vuoto in quel punto, quindi venne praticato un foro per poter esaminare quanto celava la parete. Si è così scoperta un’ampia nicchia decorata dove erano state riposte delle ossa umane, ma quando e perché appariva inspiegabile.
In realtà esiste una traccia precisa per venire a capo del presunto mistero. La si deve a Gianna Vancini, scrittrice e saggista mancata nel 2016. Vancini scrisse due volte su San Paolo, nel 1998 e nel 1999 (Il Pantheon di Ferrara. Sepolture illustri nel tempio di piazzetta Schiatti, in «Ferrara Storia», a.3, n.10, genn.-mar. 1998, pp. 6-9; La chiesa di S. Paolo come Pantheon di illustri ferraresi, in La chiesa ed il convento di S.Paolo a Ferrara, «Bollettino della “Ferrariae Decus”» 15, 1999, pp. 86-101). Ecco un riassunto in estrema sintesi dei suoi studi. Chiesa e primo chiostro di San Paolo erano tappezzati di lastre tombali di defunti celebri, un vero Pantheon. La smania novecentesca di risanamenti prese di mira le tombe, incolpate del cattivo stato dell’edificio, che l’incuria, non certo le tombe, provocava. Articoli su questo tema comparvero sul «Corriere Padano» tra 1926 e 1942, e si formò un comitato cui parteciparono personalità cittadine e vari uffici tecnici, locali e statali. Si doveva avere mano leggera, invece, fatte tacere le tante voci contrarie a interventi drastici, fu presa una decisione disastrosa, ovvero venne smontato l’illustre tappeto di lapidi terragne salvandone solo alcune, per ottenere un pavimento moderno.
Nel 1940 il «Corriere Padano» informava «che le ossa di illustri personaggi sono state collocate nell’ossario costruito in fondo alla navata di destra, salvo poche eccezioni». Dovrebbe essere appunto il vano appena riscoperto. Esso è decorato da alcune scene, solo in abbozzo: una Gerusalemme (con tanto di mezzelune crescenti musulmane sugli edifici) a sinopia e parti colorate, su cui grava un cielo stellato, quindi una scena di apparizione del Crocefisso ad un carmelitano genuflesso, e un Albero di Jesse, o qualcosa di simile ad un albero genealogico. Nuovi studi, basati su quanto ritrovato da Vancini, potrebbero farci capire che fine fecero le lapidi scartate, ed altri particolari su questa infelice operazione.
Pubblicato sulla “Voce” del 21 giugno 2024
(nella Rubrica settimanale Meraviglie a San Paolo)
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