L’Arcidiocesi invita la cittadinanza a considerare con attenzione le domande di Mons. Perego
La puntuale e chiara richiesta dell’Arcivescovo di valutare con attenzione l’opportunità di realizzare un CPR – Centro di permanenza per i rimpatri di immigrati irregolari – nel territorio di Ferrara, chiedendo se avesse senso un nuovo carcere a cielo aperto, senza tutele, in una città che ha il numero più basso di immigrati e di espulsioni di tutta la Regione, ha visto la reazione a dir poco scomposta, oltre che offensiva, di alcuni politici. L’Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio è grata all’Arcivescovo per aver posto il problema e vuole offrire, uniti a quelli del suo Pastore, ulteriori motivi di riflessione.
Va chiarito che la posizione di Mons. Arcivescovo è coerente con quella assunta dalla Chiesa italiana in diverse occasioni, a prescindere dai governi che negli anni si sono assunti la paternità di varare ed utilizzare questo strumento lesivo della dignità delle persone. Mons. Perego ha detto queste stesse cose sentito in audizione al senato come “esperto” conoscitore dei temi della immigrazione ed ancor prima all’ex Ministro Minniti in visita a Ferrara. Non sono quindi accettabili speculazioni politiche fuori luogo.
Anzitutto i CPT – istituiti nel 1998, poi CIE (2009) e ora CPR (2017) – sono stati dichiarati dalla Corte Costituzionale già nel 2001, luoghi che non tutelano la dignità delle persone e quindi anticostituzionali. Perché allora, a 75 anni dalla approvazione della Costituzione, realizzarne uno proprio nella nostra città?
I CPR erano già presenti a Bologna e a Modena, ma in entrambe le città sono stati chiusi: perché?
Tutti i politici che hanno visitato i centri ne conoscono i motivi: disordine, suicidi, abbandono, abuso di psicofarmaci, costi impressionanti, malaffare, pochi risultati. In questo triennio (2023-2025) sono state stanziate dal Governo le risorse per aumentare di 106 posti i CPR già esistenti e costruirne, per ora, uno solo di 100. Dopo aver tentato a Ventimiglia, la scelta è caduta su Ferrara. Il Governo ha scelto di realizzare un CPR qui, perché a Ventimiglia tutte le forze politiche locali erano contrarie e unite nel dire “no”. Inoltre sarà realizzato – se verrà considerato legittimo l’accordo – un altro CPR in Albania unitamente a un Hot spot. Nei CPR in Italia sono trattenute normalmente meno di 1500 persone migranti irregolari, quando gli irregolari nel nostro Paese sono già 500.000, a causa dell’assenza di strumenti legali di ingresso e dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro. È evidente, da questo dato, come i CPR non possano combattere l’irregolarità, contrariamente a quanto si sostiene. Le nazionalità presenti nei CPR sono tra le sessanta e le ottanta – in Italia sono 190 – mentre gli accordi con gli Stati per il rimpatrio degli immigrati sono solo quattro. Molte volte, in passato, la maggioranza dei trattenuti ritornava libera sul territorio, oggi si varia dal 50% al 70%, a seconda della nazionalità.
Questo succederà ancora, al termine di un periodo di “detenzione” al massimo di 18 mesi, e gli immigrati coinvolti necessariamente rimarranno sul territorio, mentre è certo che il nuovo CPR, che è una struttura nazionale del Ministero, non accoglierà le situazioni problematiche di Ferrara. Infine è alquanto singolare che, dopo aver contestato l’accoglienza delle persone richiedenti asilo e rifugiati a Ferrara, al costo di 21 euro al giorno, con denunce strumentali finite nel nulla, si spenderanno nella nostra città, da parte del Governo e senza il rispetto del Codice degli appalti, 15-20 milioni di euro per costruire un CPR in una zona destinata al verde pubblico e ad attività sportive, e si dovranno affrontare costi di gestione per circa 5 milioni, con un costo medio annuo per ogni persona ‘trattenuta’ di 50 mila euro, ovvero 120/150 euro di spesa al giorno. Forse è necessario che i cittadini siano informati di tutto questo, per poter interrogarsi se la costruzione di un CPR sia un bene per la città o un segno anticostituzionale, inefficace e costoso: domande che l’Arcivescovo, con libertà e competenza, ha offerto alla cittadinanza.