Video intervista al Vescovo, riflessioni su pastorale e UP, gruppi di lavoro sul biennio eucaristico
(“La Voce” del 23 ottobre 2020)
di Giorgio Maghini
Tanti anni fa, c’era una lettura obbligata per noi ragazzi desiderosi di infinito: il “Diario di un curato di campagna” di George Bernanos, romanzo che, com’è noto, termina con la ormai proverbiale frase: “Che importa? Tutto è Grazia”.
Fin da quei lontani anni mi appariva chiaro che, nel proprio cammino spirituale, occorreva decidersi nei confronti di quella frase: si poteva essere in grado o meno di aderire ad essa, però si aveva l’obbligo – verso sé stessi – di motivare molto bene la propria posizione.
Andava – certo – chiarita una possibile ambiguità, che a suo tempo è costata qualche pesante critica al libro: Bernanos – che, ricordiamolo, usava un linguaggio letterario e non teologico – non intendeva dire che le cose della vita sono – in sé – Grazia: non “è” Grazia un’alba, non “è” Grazia una malattia.
Ciò che Bernanos aveva intuito è che tutti i fatti della vita, senza eccezione (e il curato del titolo attraversa vicende davvero amare e abissali) rivelano la Grazia di Dio e hanno il potere di (ri)metterci in comunicazione con essa.
Ora, anche se non sono più ragazzo da un bel po’, la mia riflessione su quella intuizione di Bernanos continua, e perciò mi chiedo se anche la spiacevole cancellazione dell’incontro della “Giornata del Laicato” che era previsto per il 24 ottobre non mi permetta di scoprire qualche momento di Grazia.
Penso di sì. Lo penso perché abbiamo ricevuto un gran numero di telefonate e messaggi che ci chiedevano se fosse vero che la Giornata era annullata e che cosa fosse previsto in sostituzione. Che la Giornata si tenga o non si tenga non è lo stessa cosa, e toccare con mano questa evidenza è stato molto bello.
Nelle passate edizioni della GdL, non sono mancate le critiche da parte dell’assemblea: il rischio dell’astrattezza, la tentazione del mugugno e del “benaltrismo”, il disagio della saltuarietà… tutti questi punti dolenti sono stati accolti e si cerca di correggerli nella pratica. Quello che, però, non è mai stato messo in discussione è quanto sia importante – e bello, aggiungerei – che esista una luogo deputato dove i laici della nostra chiesa diocesana condividano riflessione e discernimento da offrire alla stessa azione di annuncio che ci vede tutti uniti: laici, clero, religiose e religiosi.
Laici desiderosi di contribuire, con le loro vocazioni e competenze specifiche ad un progetto comune che esprime il mistero stesso della Chiesa: è questo il silver lining che le fatiche e le riprogrammazioni dovute alla pandemia ci hanno permesso di scorgere.
E questo significa che, anche se l’appuntamento del 24 è stato cancellato, c’è un cammino che non vuole e non può fermarsi.
Per continuarlo, abbiamo quindi ipotizzato alcune piste di lavoro, servendoci delle risorse offerte dalla Rete: in primo luogo vorremmo pubblicare un’intervista al nostro Vescovo Gian Carlo in cui, a partire dalla lettera alla Diocesi del 15 agosto scorso si delineano alcuni spunti di lavoro per il futuro prossimo; in secondo luogo, è indispensabile continuare a raccogliere le riflessioni del laicato sulla ripresa della vita pastorale e sulla costituzione delle Unità Pastorali; su questi due temi verrà data l’opportunità di inviare contributi nelle forme più svariate – scritti, audio, video… – che verranno raccolti a formare una sintesi da far circolare in Rete. Ultima – e più sperimentale – l’organizzazione di “gruppi di studio” online per iniziare la riflessione sul biennio eucaristico che ormai non è lontano.
I dettagli su queste proposte, incluse – soprattutto – le modalità di accesso e partecipazione, verranno pubblicati a breve su “La Voce”.
È ormai da un paio d’anni che la “Giornata del Laicato” coltiva il desiderio di sperimentare nuovi linguaggi per la vita ecclesiale e per l’annuncio. I tempi inattesi che ci troviamo ad affrontare ci hanno fatto affrettare il passo.
Forse che questo florilegio di tecnologia finirà col sostituire l’incontro personale e le riunioni “fisiche”? No, nemmeno per ipotesi.
Trovarsi, parlarsi, abbracciarsi, darsi la mano, battere su una spalla… sono gesti che richiamano dimensioni profonde e non surrogabili dell’animo umano. Per questo motivo, col cuore, siamo già a quando potremo scrivere di nuovo: “Al termine, cena insieme”.
Nel frattempo, però, coltiviamo la gratitudine per questi strumenti che – «tra le meravigliose invenzioni tecniche che, soprattutto nel nostro tempo, l’ingegno umano è riuscito, con l’aiuto di Dio, a trarre dal creato…» – ci aiutano a non abbandonare il cammino che ci eravamo prefissi: essere “nella” e “per la” nostra Chiesa.