Nella Cappella degli Scrovegni a Padova: riscoprire quell’emozione pura che ci apre all’eternità
di Cinzia Berveglieri
È un tardo pomeriggio di inizio dicembre, io e mio marito ci troviamo nel recinto dell’Arena di Padova di fronte alla Cappella degli Scrovegni; tutto intorno ci sono tantissime persone che come noi attendono il proprio turno per entrare; vengono da ogni parte d’Italia e del mondo e a causa della diversità delle lingue parlate non riesco a comprendere tutto ciò che dicono ma il loro gesticolare, quell’impaziente cambio di peso da un piede all’altro mentre guardano le lancette dell’orologio che hanno al polso rendono universalmente comprensibile l’impazienza che li accomuna. All’esterno la Cappella ha un aspetto dimesso; qualcuno dei presenti sembra soppesare quella semplicità ed io ho l’impressione che un punto interrogativo spunti sulle loro teste mentre pensano “ma varrà tutta questa attesa?”. Gli addetti preposti all’accoglienza sono gentilmente intransigenti.
Esattamente all’ora prevista sulla prenotazione, in un gruppo di 25 persone ci accomodiamo di fronte ad uno schermo mentre la porta scorrevole si chiude alle nostre spalle; un filmato della durata di 15 minuti ci spiega che cosa vedremo all’interno, poi percorriamo un piccolo corridoio… un’altra porta a vetri si apre per chiudersi alle spalle dell’ultimo della fila e…
CON IL NASO ALL’INSÙ
Ed è come se tutti improvvisamente riscoprissimo la capacità di stupirci. Come tanti bambini che non perdono di vista le bolle di sapone che volano talmente in alto da arrivare a fare il solletico alla luna così noi con il naso all’insù non riusciamo a distogliere lo sguardo dal cielo stellato che sembra avvolgerci invitandoci a dialogare con il silenzio che parla ai nostri cuori.
Mi rendo conto che sto trattenendo il respiro per la paura di spegnere le stelle e prego che le lacrime che mi rigano le guance non facciano rumore quando cadranno sul mio cappotto.
Con passi felpati ci muoviamo sotto la suggestiva volta celeste cercando tra i 38 riquadri, disposti in 3 fasce di affreschi ciò che ci è stato descritto durante la presentazione.
Sotto quel Cielo stellato è rappresentata la via della salvezza a partire da scene della vita di Gioacchino e Anna, della vita di Maria e della vita e morte di Cristo.
Si possono rappresentare i sentimenti?
Giotto lo ha fatto dipingendo quel bacio tra Gioacchino e Anna (è il primo bacio nella storia dell’arte). Lo ha fatto dipingendo il dolore sui volti dei bambini uccisi nella strage degli innocenti. Ed è riuscito a mostrarci il male identificandolo nella figura scura del maligno che tiene una mano sulla spalla di Giuda mentre questo discute con i sommi sacerdoti per accordarsi in quale momento consegnare loro Gesù.
In fondo alla navata Cristo giudice tende la mano destra aperta nel segno dell’accoglienza dei beati mentre con la sinistra respinge e allontana i malvagi.
Il suono di una campanella ci avvisa che i 15 minuti a nostra disposizione per la visita sono terminati.
Ci avviamo verso l’uscita e quando il vetro scorrevole si chiude alle nostre spalle io sento che oggi ho ricevuto in regalo qualcosa di grande e che devo trovare le parole giuste per condividerlo con voi.
STUPORE
Credo che la chiave d’accesso alla felicità sia la capacità di stupirsi.
Se ci pensate un attimo, da bambini tutti riuscivamo a stupirci; quante volte le nostre labbra hanno saputo disegnare un perfetto cerchio stupendoci di un volo di una farfalla, accarezzando un pulcino, vedendo per la prima volta il volto della nostra mamma. Proprio come Giotto, a cui è stata donata la capacità di tracciare un cerchio perfetto a mano libera, così a noi è stata donata la capacità di stupirci.
Ma stupirsi è qualcosa che richiede un grande impegno da parte nostra; per farlo dobbiamo mettere da parte l’idea che ciò che muove lo stupore non è debolezza ma coraggio; per stupirsi è necessario interrompere la corsa frenetica delle nostre vite di fronte ad una nuova alba; è rivoluzionare il nostro modo di pensare non dando nulla per scontato.
L’augurio che mi sento di farvi in questo inizio d’anno è che possiate trovare ogni giorno un motivo per stupirvi.
Se chiudo gli occhi riesco a rivedere l’interno della Cappella degli Scrovegni.
Sul punto più alto della controfacciata due angeli riavvolgono la volta celeste e spengono gli astri. Alle loro spalle si svelano le porte dorate della Gerusalemme celeste.
È la fine del tempo e l’inizio dell’eternità.
***
Giotto ha dipinto la Cappella degli Scrovegni in 855 giorni (dal 1302 al 1305). La Cappella è il suo capolavoro ad affresco meglio conservato al mondo. Da proprietà privata, nel 1880 è entrata a fare parte del patrimonio della città di Padova.
Dal 2021 è stata dichiarata patrimonio dell’umanità UNESCO.
Pubblicato sulla “Voce” del 19 gennaio 2024
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