Su You Tube l’intervista rilasciata dal nostro Arcivescovo a Giorgio Maghini in occasione dell’ultima Giornata del laicato: “riscopriamo nuovi stili di vita per continuare il cammino”. Il tema delle Unità pastorali in Diocesi

(“La Voce” del 27 novembre 2020)

di Andrea Musacci

Il tempo difficile che stiamo vivendo non è da considerarsi un «tempo morto», ma un tempo in cui riscoprire alcuni valori e nel quale ci è chiesto di essere portatori di speranza. Speranza che ci permette, anche ora, di immaginare e programmare il futuro prossimo della nostra Chiesa e delle nostre città.

È questa in sintesi l’anima dell’intervista rilasciata dal nostro Arcivescovo mons. Gian Carlo Perego a Giorgio Maghini in occasione della Giornata del Laicato svoltasi on line il 21 novembre e di cui parleremo meglio nel prossimo numero.

Il video integrale dell’intervista, della durata di 25 minuti, si può trovare sul canale You Tube “UCS Ferrara-Comacchio Ufficio Comunicazioni Sociali”.

La prima domanda di Maghini, prendendo le mosse dalla lettera pastorale di mons. Perego “Il Cammino che ci attende” dello scorso agosto, ha riguardato le basi dalle quali il cammino dei laici della nostra Diocesi può partire.

«In questi tre anni, guardando all’Evangelii Gaudium – ha riflettuto il Vescovo – , ci siamo accostati a un’immagine di Chiesa popolare, che sa ascoltare, attenta in maniera preferenziale ai più poveri e lontani, una Chiesa missionaria». Ciò, ancora oggi, chiede «la partecipazione di tutti, una ministerialità diffusa, la sinodalità, superando il clericalismo e l’individualismo». Nel terzo anno, invece, stiamo approfondendo la riscoperta della personale vocazione di ognuno, «dello stile di vita», che sia laicale, consacrata o presbiterale.

La pandemia, ha proseguito mons. Perego, ci fa riscoprire il nostro «limite» di uomini, «la capacità di curare gli altri, la nostra creaturalità: è un Sabato Santo, ma è anche un tempo che ci chiede di non chiuderci in noi stessi e di non perdere la speranza», centro della vita cristiana.

Da qui, dunque, l’importanza di vivere questo periodo con «serenità e responsabilità, senza considerarlo un tempo morto» ma nel quale «riscoprire relazioni, il valore di una comunicazione essenziale, il valore delle parole e non solo dei gesti, di un cammino che ha tappe e tempi diversi da ciò che immaginiamo». Tutto ciò ci permetterà di essere preparati, nel 2021, a iniziare il «biennio eucaristico» – nel quale riscoprire che «il Signore è sempre presente in mezzo a noi tutti« – e, a seguire, il periodo della «Visita pastorale».

E continuando in una prospettiva che guarda al futuro, la seconda domanda di Maghini ha riguardato la città, quale Ferrara possiamo immaginarci di vivere fra qualche anno. «Sarà una città – ha risposto il Vescovo – formata da più anziani», con una «distanza ancora maggiore» tra questa e «una provincia sempre più spopolata, con meno stranieri e dove molti paesi rischiano di non avere più luoghi di riferimento importanti», come scuole, parchi o circoli ricreativi. Di conseguenza, «dobbiamo immaginarci anche una Diocesi con due volti differenti, che quindi dovranno essere ancora di più in comunicazione tra loro». Sarà poi importante, ha proseguito mons. Perego, «valorizzare il nostro patrimonio culturale, perchè la bellezza è fondamentale nella vita dell’uomo». Altri due aspetti decisivi saranno, poi, quello della politica, che «dovrà rigenerarsi, ripensarsi, superando disunioni e individualismi, condividendo le buone pratiche»; e quello della comunicazione, «sviluppando nuovi strumenti di comunicazione».

L’ultimo tema affrontato ha riguardato le Unità pastorali che sono nate e nasceranno in Diocesi e, in esse, il ruolo dei laici. «Si è ritenuto importante – spiega il Vescovo – un altro livello» oltre alle parrocchie e ai vicariati, con «una ministerialità anche laicale, una catechesi permanente, una valorizzazione delle collaborazioni e una carità che raggiunga ogni forma di povertà: una comunione fra più parrocchie e una comunità presbiteriale può essere uno strumento più efficace per l’annuncio del Vangelo». L’Unità pastorale, quindi, «non è solo una struttura ma è vivere insieme in una dimensione comunitaria»: in ciò i laici «diventano sicuramente un punto di riferimento importante».

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