L’INEDITO. A 120 anni dalla nascita, alcuni aneddoti significativi sulla figura di Facchini, che negli anni ’30 fece rinascere il Palio a Ferrara. Oltre a Carlo Zaghi, infatti, egli salvò dalle grinfie della polizia fascista due intellettuali, Guido Aristarco e Giuseppe Gorgerino. Se ne parlerà il 21 ottobre in un incontro al Teatro Comunale (Sala Foà)

di Francesco Paparella

Il prossimo 24 settembre saranno trascorsi 120 anni dalla nascita di Guido Angelo Facchini. 

Ne abbiamo iniziato a parlare su “La Voce” poco più di un anno fa nel numero del 2 giugno con l’intervista a Leopoldo Santini, che in tutti questi anni ne aveva tenuta viva la memoria. In realtà si è solo ripreso a parlarne sulle colonne de “La Voce” visto che la testata diocesana aveva ospitato numerosi articoli sul Palio negli anni ’60 (una quindicina) e in occasione della morte di Guido Angelo con il ricordo di alcuni amici.

L’intervista terminava affermando: «Credo che il Palio moderno debba moltissimo a questa figura di studioso e appassionato della sua città. Si potrebbero proporre iniziative volte a ricostruire la sua preziosa presenza a Ferrara, le sue opere letterarie, ma soprattutto il Palio potrebbe pensare a dedicare anche a lui un premio o un evento a suo nome». 

Dopo quell’articolo, il 23 ottobre dell’anno scorso si è tenuta la prima parte di un ciclo di incontri sul tema “Il Palio è Ferrara” presso il Ridotto del Teatro Comunale nel quale si è approfondita proprio la figura di Guido Angelo Facchini come padre del Palio degli anni ‘30, con l’intervento di molti relatori tra i quali la nipote Laura, che lo ha ricordato con parole toccanti e lo stesso Leopoldo Santini. 

Nelle due settimane successive nelle sale della Residenza Municipale sono stati esposti documenti che hanno messo in luce, non solo l’attività di Facchini per il Palio ma anche come protagonista della vita culturale e artistica di Ferrara tra le due guerre.

Già in un convegno voluto dalla “Dante Alighieri” nel 2003 alla Biblioteca Ariostea, Gian Pietro Testa – recentemente scomparso – aveva ricordato Facchini come «Manager culturale ante litteram», vero protagonista della vivace stagione artistica e culturale ferrarese negli anni ’20 e ‘30, su cui era caduta una sorta di damnatio memoriae insieme ai movimenti artistici e culturali di quegli anni, nonché sul Palio. Tutto era stato accomunato in quel silenzio cupo e rancoroso che comprensibilmente aveva rimosso tutto ciò che era legato al regime di quegli anni.

A dicembre 2023 per volontà delle Contrade, del Comune di Ferrara e della famiglia Facchini si è voluto finalmente completare la rinascita del Palio degli anni ’60 con un’operazione unica in città di compartecipazione pubblico-privato creando una Fondazione del Terzo Settore proprio “in memoria di Guido Angelo Facchini e Nino Franco Visentini”, unendo così i padri delle due epoche storiche del Palio ferrarese e sancendo, finalmente, la partecipazione strutturale del Comune alla vita del Palio. 

In occasione del II appuntamento di “Il Palio è Ferrara” programmato per lil prossimo 21 ottobre alle ore 21 nella Sala Foà (ex Ridotto) del Teatro Comunale, sarà presentato il primo Quaderno della Fondazione Palio Città di Ferrara, proprio su Guido Angelo Facchini, dal titolo “Ferrara sorgente di poesia”, realizzato a quattro mani dal sottoscritto Francesco Paparella con Laura Facchini e con la prefazione di Carlo Magri, membro del Consiglio Superiore del Palio nominato proprio dalla famiglia Facchini.

Oltre agli aspetti già evidenziati, la sera del convegno di fine ottobre 2023 e riportati nell’articolo apparso su “La Voce” dell’8 dicembre scorso, sono emersi documenti di particolare rilievo in possesso della famiglia Facchini, oltre ad alcune conferme e novità. La conferma è arrivata sulla vicenda del salvataggio operato nei confronti del prof. Carlo Zaghi, anzi è stato ritrovato un piccolo foglietto scritto a matita fronte e retro nel quale Zaghi, nelle carceri di via Piangipane, scrive a Facchini righe di comprensibile gratitudine per averlo salvato dalla condanna a morte nell’agosto del 1944. 

La novità è che l’operato di Facchini si è esteso anche ad altri importanti figure che collaboravano con il “Corriere Padano” di cui aveva mantenuto la Direzione Amministrativa per una sorta di impegno morale nei confronti della famiglia Quilici dopo la morte di Nello nel 1940, storico Direttore del quotidiano.

Il “Corriere Padano” infatti aveva accolto durante gli anni della direzione Quilici figure di spicco del mondo culturale italiano anche non allineate al regime. Scrissero sul “Corriere Padano” Ernesto Bonaiuti, esonerato dalla cattedra universitaria, Massimo Fovel, antifascista, Carlo Belli, liberale moderato, Giulio Colamarino, con un passato di aperta opposizione al fascismo, Pio Gardenghi, che aveva lavorato per giornali di sinistra negli anni della prima guerra mondiale, Francesco Viviani, espulso da tutte le scuole del Regno per le sue idee politiche, Giorgio Bassani e Michelangelo Antonioni, che non c’è bisogno di presentare.

Quello che non si conosceva era l’attività di Facchini a protezione di altri due collaboratori del “Corriere Padano” caduti nelle maglie della polizia fascista repubblicana nel 1944: Guido Aristarco, fondatore della critica cinematografica materialista e Giuseppe Gorgerino, scrittore e sceneggiatore. Entrambi lasciano a Facchini testimonianze scritte sulla sua opera nei loro confronti. 

Zaghi, nel 1992 darà ampio rilievo nel suo libro sui mesi di terrore a Ferrara sotto la Repubblica di Salò e sul salvataggio operato da Facchini a poche ore dall’esecuzione capitale, descrivendone ogni passaggio. Nel 1977, quando Facchini morì improvvisamente, scrisse alla famiglia una lunga lettera molto commovente e precisò: «Povero e caro Guido! L’animo più raro, generoso e leale ch’io abbia incontrato nel corso della mia vita; l’animo fraterno generoso fino al sacrificio di sé, pieno di umanità, solidarietà profonda [….] un esempio di fratellanza e di bontà, al di là di ogni diaframma ideologico, culturale e politico. [….] lo fece a rischio della sua incolumità, della sua vita, della sua sicurezza, senza un minuto di esitazione, rispondendo solo allo slancio della nobiltà del suo cuore, al richiamo dell’amicizia antica, al senso di umana solidarietà che in lui aveva il senso della religione».

Pertanto negli appunti biografici che verranno presentati il 21 ottobre nessun intento agiografico nei confronti di Facchini e men che meno un tentativo di rivalutazione di quella tragica fase della vita italiana, quanto piuttosto la ricostruzione della figura di un uomo che credette fino in fondo nelle sue scelte e che con coerenza seppe vivere tenendo sempre in primo piano i valori fondamentali della sua vita quali il rispetto del prossimo, l’amore per la sua città, per l’arte e la cultura e la rettitudine quale vero imperativo morale a cui terrà fede anche nei momenti più difficili.

Fu lo stesso Guido Angelo Facchini nel 1966 durante una conferenza a Ferrara a dire, con la sua consueta ironia: «Credetemi, se allora ero diventato come la gramigna e sbucavo da ogni parte, non era per esibizionismo personale ma perché sentivo imperioso il bisogno di collaborare a qualunque iniziativa intesa a far primeggiare Ferrara e a dar lustro alla città. Così fino a quarant’anni ho dato tutto me stesso, disinteressatamente, al mio ardente amore per la città».

 

Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 20 settembre 2024

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