5 gennaio 2021
Secondo comunicato dell’Arcidiocesi a seguito delle assegnazioni delle case popolari a Ferrara
Non è la prima volta che gli amministratori e i politici leggono come ‘pregiudizio politico’ e ‘illazioni’ un intervento fondato sulle parole del Magistero Sociale della Chiesa e sul Diritto Costituzionale di ogni famiglia ad avere una casa. La ‘residenza storica’, come principio dirimente, non può essere in grado – da sola – di tutelare il diritto ad avere una casa e un alloggio, come si è già pronunciata la Corte Costituzionale (sentenza n. 44 del 9.3.2020 ), anche se non tutte le Regioni si sono già adeguate a questo dettato. Lo stesso vale anche per altre condizioni – come ad esempio non avere un alloggio in patria (il bando intende forse una capanna..?) – che oltre ad essere impossibili da dimostrare, sarebbero deleterie sia per tutelare i nostri emigranti all’estero che per garantire il diritto di ritornare nel proprio Paese. In ordine all’approvazione di questo bando forse sarebbe stato utile dialogare con tutte le parti sociali, come del resto prevede la legislazione (legge 328 del 2000). Già un precedente ricorso sull’esclusione dai bonus di alcune famiglie non residenti o migranti ha visto la condanna dell’Amministrazione comunale da parte del Tribunale di Ferrara, insieme a un solo altro Comune dei circa 8000 comuni italiani (Bonate Sopra): non vorremmo che ancora una volta la nostra città assurgesse agli onori della cronaca per un’altra condanna di incostituzionalità nell’azione amministrativa. Infine, in riferimento ai parroci, si ritiene che il Vescovo li conosca di più del Sindaco, perché li incontra costantemente. Non si entra nel merito di chi votano, perché il voto è libero, ma si conosce la loro fedeltà, senza pregiudizi, al Magistero sociale della Chiesa e alla cura di ogni persona e famiglia che chiede casa, lavoro e dignità.