Capolavori in Duomo /9 – Il nono contributo sui gioielli presenti nella nostra Cattedrale

di Micaela Torboli

A ridosso dell’ingresso interno della Cattedrale, due gemme rinascimentali sono incastonate da decori alla moda barocca. Si tratta di un San Pietro e di un San Paolo, eseguiti ad affresco poco prima del 1530 da Benvenuto Tisi, detto Garofalo, per la chiesa di San Pietro. Il suo rettore, dal 1527, era il dotto sacerdote Bernardino Barbuleio: si narra che fosse uno dei maestri di Ludovico Ariosto. Quando l’edificio, nel 1745, ebbe bisogno di restauri, l’Arcivescovo di Ferrara, Crispi, comprò i due affreschi, che furono staccati e messi su tela. Nei cartigli che ora sovrastano ognuna delle opere si legge «traslata MDCCXXXXVI»: esse quindi furono sistemate in Cattedrale solo nel 1796. 

Quella tra il pittore e il religioso è la storia di una grande affinità. Garofalo immortalò le fattezze dell’amico nella pala con la Crocefissione con San Pietro, Sant’Andrea e Bernardino Barbuleio (Ferrara, Fondazione Estense) che stava anch’essa in San Pietro. Gli affreschi spostati in Cattedrale rappresentano una fase nella quale Garofalo media il linguaggio ferrarese a metà strada tra Raffaello e Tiziano, in una sintesi insieme classica e monumentale. Pietro reca il Libro e le chiavi, suoi attributi, ed indica qualcosa, la cui natura non potremo mai scoprire. Paolo sembra reggere la spada, che di norma lo connota. Nella Lettera agli Efesini Paolo spiega che la spada “spirituale” serve per combattere il male (6,11-12) e rappresenta lo Spirito, ovvero la parola di Dio (6,17). Con una spada vera fu invece decapitato. Nell’affresco, in realtà, più che una spada par di vedere un bastone. Non è una idea da scartare. 

Nel Vangelo di Marco (6, 7-13) si legge che Gesù chiamò i Dodici «e prese a mandarli a due a due e dava a loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio». Paolo non conobbe Gesù, ma ne fu apostolo e maggior missionario. A Roma, nella basilica di San Paolo fuori le mura, è peraltro conservata la reliquia del “Bastone di San Paolo”.

Articolo pubblicato su “La Voce” del 16 dicembre 2022

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