Ecco quello è avvenuto: Dio è nato. Il Signore del Cielo e della Terra ha preso e fatto sua la nostra carne mortale. L’eterno Figlio di Dio è uomo come noi. «E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi»: Dio è un bambino. Per cui da quel momento, e perciò anche adesso, in questo istante, il Signore è presente. Da quel giorno Dio è veramente un “Dio con noi”. Non è più il Dio distante. Lui stesso è entrato nel mondo. È il Vicino. Il Cristo risorto lo ha detto: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». È questa la notizia che non può lasciarci indifferenti. Se è vera, tutto è cambiato. Se è vera, essa riguarda anche me. Allora, come lo è stato per i pastori nella notte santa, devo dire anch’io: “Orsù, voglio andare a Betlemme e vedere quell’evento che lì è accaduto”.
Se vogliamo cogliere in tutta la sua profondità cosa significa la venuta di Dio nella nostra natura umana, evitando di rendere inutile, superfluo e insignificante la nascita di Gesù, dobbiamo fuggire dal grande rischio del nostro tempo, ossia l’indifferenza: ricevere l’annuncio di un Dio che per infinito Amore si fa uomo come noi, addirittura nell’umiltà e nella fragilità di un bambino, e la risposta è una scrollata di spalle, girare altrove la faccia. Questo è l’atteggiamento di chi con orgoglio e superbia ritiene di bastare a sé stesso, di non avere bisogno dell’aiuto di nessuno, che alla fine tutto sommato non compie degli sbagli e non ha necessità di chiedere perdono a nessuno, che non si mette mai in discussione e non verifica se i valori in cui crede o le scelte quotidiane siano veramente giuste. Mettiamo da parte il nostro ego e con umiltà andiamo, seppur spiritualmente, verso la grotta di Betlemme a vedere quello che è successo.
Nella scelta di una “scaletta” musicale che idealmente possa rendere ragione ai misteri natalizi, occorre fare molta attenzione ad operare scelte in base a fattori che comportino il rischio di offrire una lettura “neopagana” alla festa della Nascita di Cristo. Se è vero, infatti, che Pasqua è il centro assoluto dell’Anno liturgico, se non altro per l’inaudito messaggio della vittoria definitiva della Vita sulla Morte, il Natale rischia invero di scivolare lungo il pericoloso declivio del sentimentalismo e del gratuito buonismo.
La scelta quindi dei brani che animeranno il concerto/meditazione presso la Concattedrale di Comacchio, intende porre le sue basi a partire da un “Sì!” eroico monumentale, come quello pronunciato da Maria, Madre del suo Creatore: un “Sì” che ha diviso la Storia in un “prima” e in un “dopo”: lungi quindi dal rappresentare Maria con le tinte oleografiche ed edulcorate di certa musica romantica, la grande Fuga sopra il Magnificat BWV 733 di J.S. Bach interpreta l’eroismo della Madonna coi toni esaltati della grande tradizione polifonica a lui precedente, costruendo per Maria una “cattedrale” sonora paragonabile a quelle vere, in muratura, che il genio artistico cristiano le ha dedicato nei secoli in tutto il mondo. Altro tema: la celestialità di Cristo, che viene accompagnato sulla terra dal canto degli Angeli, il “Gloria” che la creatività di A. Vivaldi ha eternato nell’omonima composizione in re maggiore. Last but not least: l’invito alla gioia, a rallegrarsi nel cuore. È quello che propone il “divino” Claudio Monteverdi, che con il suo madrigale spirituale Jubilet tota civitas ricorda che la gioia cristiana è e deve essere pure “politica”: nel caso del madrigale, si invita la cittadinanza tutta a festeggiare il proprio Santo Patrono – il cui nome è volutamente omesso per adeguarsi alle diverse realtà cittadine -, nel nostro caso, potrebbe essere un’esortazione a tutto il mondo a gioire per la nascita del Re dei Re. Un messaggio politicamente globale!
Posti chiari questi irrinunciabili cardini teologici, ecco che qualche spazio sarà riservato pure alla più diretta ed elementare – ma non per questo meno sincera – pietà popolare, con l’esecuzione di alcuni celebri Carols di tradizione anglosassone e francese. Ambasciatori delle bellezze musicali dei brani in programma saranno allievi e docenti del Conservatorio “G. Frescobaldi” di Ferrara – con il quale la Basilica di S. Cassiano ha da tempo avviato una produttiva collaborazione – e della Civica Scuola di Musica di Comacchio.
Don Fabio Dalboni
Wladimir Matesic
Articolo pubblicato su “La Voce” del 16 dicembre 2022
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