Dati UnionCamere non positivi per il Ferrarese. Servono soluzioni concrete. Riscoprire risparmio e umanesimo integrale
Non sono esaltanti e nemmeno molto incoraggianti. I dati sulla nostra provincia, resi noti nei giorni scorsi da UnionCamere regionale nel bell’incontro promosso da Confindustria, organizzato e condotto dal vicepresidente Gian Luigi Zaina, sono infatti a dir poco opachi, a tratti contraddittori con punte di negatività. Si avanza, nel complesso, ma impercettibilmente. Il valore aggiunto collegato ai singoli settori indica risultati altalenanti per l’agricoltura (molto negativo il 2023, bene il 2024 e ancora in rosso la previsione per l’anno prossimo). Leggermente negativi sono anche i dati dell’industria con un trend però positivo per l’anno prossimo. Tengono i servizi. Bene le costruzioni ma con il termine delle agevolazioni la caduta sarà forte.
Guido Caselli, direttore del Centro studi di UnionCamere regionale (le Camere di commercio), ha anche posto in luce – dati alla mano – la stretta correlazione fra ricchezza prodotta e andamento demografico: se questo non presenta dati positivi, la crescita economica non può esistere. Dunque: o si fanno più figli o si importa manodopera oppure si accetta il declino. D’altra parte, in assenza di personale dall’estero (richiestissimo soprattutto in agricoltura, in vari settori dell’industria e nell’assistenza agli anziani) la sorte è segnata. Confindustria, ignorata, ha appena chiesto 120.000 lavoratori aggiuntivi. Dagli attuali (quasi) 60 milioni, gli italiani scenderanno quindi a 54 milioni entro la metà del secolo, che è qui dietro l’angolo, fino ai 45 milioni del 2080 con ripercussioni prevedibili su pensioni, economia, ruolo del Paese, socialità, costume, creatività…
Non cresce, poi, il numero delle imprese ferraresi, con ciò dimostrando che il territorio deve diventare più attrattivo (antico difetto ferrarese). Il turismo segna qua e là dati positivi ma potrebbe fare ben di più se fosse sfruttata a dovere l’immensa potenzialità del nostro territorio. Fra le attività con il maggior numero di nuove aperture si segnalano affittacamere per brevi soggiorni, attività di servizi per la persona, consulenza imprenditoriale e altra consulenza amministrativo-gestionale, posa in opera di infissi: tutto bene ma non parliamo di grandi imprese, capaci di generare molta manodopera e indotto “muovendo” davvero l’economia. In attesa della svolta, ecco quali settori avranno invece bisogno di personale specializzato: manutenzione predittiva guidata dall’intelligenza artificiale, orchestrazione dei programmi di manutenzione per ottimizzare la produzione, gestione dinamica della supply chain attraverso l’IA, design innovativo con una creatività guidata dall’AI generativa. Il futuro è insomma già cominciato, ma bisogna salire sul treno.
Il 31 ottobre si è celebrata la Giornata mondiale del Risparmio. In tono minore. Una volta – i più attempati lo ricorderanno bene – di risparmio si parlava molto e giustamente. Lo si faceva rivolgendosi a grandi e piccini ed erano soprattutto le Casse di Risparmio a diffondere “il verbo” secondo cui il risparmio era (ed è…) un valore, al di là del fatto squisitamente materiale. Il risparmio infatti significava e significa sobrietà, stile di vita non oltre le righe, attenzione, rispetto della persona, visione più generale e comunitaria, investimento. Poi il tempo dell’iperconsumismo ha travolto un po’ tutto, compreso questo mondo dal quale, se togliete la patina del tempo e certe antiche ruggini, ha anche oggi una sua indubbia validità. E infatti – va detto – l’entità del risparmio è ancora alta. Personalmente ricordo la Giornata con due flash: come tutti i bambini avevo ricevuto anch’io un salvadanaio dove mettevo le monete risparmiate. Anni dopo, come capo Ufficio Stampa e Relazioni Esterne della Cassa di Risparmio di Cento, organizzai per anni la Giornata del 31 ottobre che prevedeva anzitutto la distribuzione di materiale (carte geografiche, strumenti didattici, salvadanai…) nelle scuole di tutto l’Alto Ferrarese; nel pomeriggio, poi, si distribuivano le “Pagelle d’oro” ai migliori studenti e il presidente relazionava sul risparmio e sulla situazione economica.
Per la costruzione di una società e di un’economia migliore, ci può aiutare il cardinale Mauro Gambetti, arciprete della Basilica di San Pietro: «La politica e l’economia, la qualità delle nostre relazioni sociali e personali – ha affermato – hanno bisogno di “umanesimo integrale”, come direbbe Papa Francesco, per rimettere al centro l’idea di giustizia sociale, il senso di solidarietà, la costruzione del bene comune, una crescita umana e sostenibile, condizioni trasparenti per favorire il merito e il desiderio di essere comunità, che supera la concezione solipsistica dell’individuo. In tal senso, occorre riscrivere un “dizionario dell’umano” che ci faccia riconoscere anche quando non ci conosciamo di persona e ci consenta di chiamarci tutti per nome: “fratello mio”, “sorella mia”».
Alberto Lazzarini
Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” dell’8 novembre 2024
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(Articolo pubblicato nella Rubrica quindicinale “Economia&Persona”)
(Foto: Parola di Vita/SIR)