Intervista al nostro Arcivescovo mons. Perego, Delegato della Conferenza episcopale regionale per il sovvenire alle necessità della Chiesa
Mons. Perego, l’8xmille è un importante gesto per le nostre comunità. Attraverso i progetti “Una firma per unire” e “Uniti possiamo” vengono coinvolte direttamente e in modo attivo anche le nostre parrocchie. Perché è importante questo impegno diretto delle nostre comunità?
«Sono quasi quarant’anni che esiste il nuovo sistema in Italia per sovvenire alle necessità della Chiesa e per il sostentamento del clero, in sostituzione dei benefici e delle congrue. Il nuovo sistema nacque da una revisione dell’Accordo concordatario tra Stato e Chiesa e si fonda sulla libera scelta dei cittadini di destinare l’8xmille del gettito IRPEF allo Stato o alle Confessioni religiose. L’8xmille, pertanto, è una libera scelta personale, ma che può essere accompagnato dalla comunità parrocchiale.
Il progetto “Una firma per unire” nasce per sensibilizzare e responsabilizzare la comunità parrocchiale e le Unità pastorali, affinché accompagnino i fedeli a comprendere il valore di questa libera scelta. Il progetto “Uniti possiamo” è sempre un progetto della comunità parrocchiale perché tutti i fedeli siano informati su un secondo strumento, sempre libero, quello della donazione deducibile all’Istituto Centrale Sostentamento del Clero, per sostenere in particolare i propri sacerdoti. Lo scopo di entrambi i progetti è costruire un “noi” – come ripete spesso Papa Francesco – , una comune partecipazione, un’unità d’intenti dei fedeli, ma anche di chi ha stima dell’agire della Chiesa, nel sovvenire alle necessità della Chiesa. Senza l’impegno di tutti, insieme, questi due strumenti rischiano di essere poco valorizzati e di non contribuire al sostentamento del clero, all’azione educativa, alla vita liturgica e alla carità della Chiesa in Italia».
Venendo agli ambiti specifici, la carità riguarda l’aiuto diretto a persone bisognose, agli anziani, alle vittime dell’usura, oltre naturalmente alla nostra Caritas diocesana e alle nostre Caritas parrocchiali. Grazie all’8xmille, tante realtà, spesso poco note, vengono quindi concretamente sostenute…
«Sì, una parte importante dell’8xmille è destinata alla carità, soprattutto attraverso i progetti della Caritas Italiana, dell’Ufficio per la Cooperazione allo sviluppo che sostiene i Paesi poveri nel mondo, delle Caritas diocesane e di molte altre fondazioni ed enti ecclesiali. Sul sito e anche chiedendolo direttamente all’Ufficio CEI per il sovvenire alle necessità della Chiesa si può leggere il rendiconto annuale dell’8xmille alla Chiesa cattolica in Italia: gli interventi caritativi nel mondo, gli interventi caritativi nazionali e le emergenze, gli interventi caritativi diocesani. Nel 2023, 80 milioni di euro sono stati desinati ai progetti di carità nel mondo: 194 progetti sono stati realizzati in Africa pe con oltre 46 milioni di euro; 130 progetti sono stati realizzati in America latina con 17 milioni di euro; 98 progetti sono stati realizzati in Asia per circa 14 milioni di euro; 14 progetti sono stati realizzati in Medio Oriente per 4 milioni di euro e 4 progetti sono stati realizzati nell’Europa dell’Est con 500 mila euro. Dal 1990 ad oggi sono stati sostenuti 18.083 progetti nel mondo, a favore dei poveri. Nel 2023 sono stati sostenuti da Caritas Italiana 430 progetti nazionali di accoglienza, servizi socio-educativi e sanitari, nelle carceri, per il mondo del lavoro.
Nella nostra Chiesa di Ferrara-Comacchio 650 mila euro sono stati destinati alla Caritas diocesana e a diversi enti e associazioni per sostenere i poveri che vengono ai nostri Centri di ascolto. L’8xmille non è solo per la Chiesa, ma attraverso la Chiesa e le sue reti di servizio e di volontariato arriva ai più poveri, come risorsa importante per la casa, la salute, l’educazione, la vita di chi è in difficoltà».
Finanziare le parrocchie, gli Uffici pastorali, il Consultorio…Anche questi aiuti concretamente raggiungono tante persone…
«Esattamente. Risorse importanti dell’8xmille sono destinate a finanziare le parrocchie che s’impegnano a costruire una chiesa nuova o a restaurare la propria – come quest’anno la parrocchia di S. Agostino a Ferrara – o per le case parrocchiali o gli ambienti delle attività pastorale, per gli uffici di Curia, che organizzano il lavoro pastorale diocesano (pastorale giovanile, della famiglia, catechesi, Liturgia, mondo sociale e del lavoro…), il Consultorio diocesano per le famiglie e il Servizio di tutela dei minori – presso le nuove strutture pastorali di S. Giacomo all’Arginone, la Biblioteca diocesana e l’Archivio diocesano. Senza queste risorse molti servizi a favore di persone, famiglie e parrocchie sarebbero indeboliti e molte strutture non potrebbero essere restaurate».
Capitolo post sisma: la Cattedrale di Ferrara e la chiesa di San Paolo sono state recentemente riaperte. Sono due passi importanti. Ma sono ancora tanti gli edifici religiosi inagibili nella nostra Arcidiocesi…
«L’anno 2024 ha segnato queste due tappe fondamentali – riapertura della Cattedrale e di San Paolo – nel cammino di recupero delle oltre 100 chiese lesionate dal terremoto del 2012. Naturalmente i lavori della Cattedrale non sono ancora ultimati, soprattutto per quanto riguarda la volta, a cui si devono aggiungere i lavori all’esterno, in particolare sul protiro e al campanile, finanziati quest’ultimi da un progetto europeo gestito dal Comune e non dall’Arcidiocesi. Ci sono, però, ancora oltre una trentina di edifici ecclesiali inagibili, di cui 14 sono in corso e 22 ancora da iniziare. Cinque sono ancora le chiese parrocchiali terremotate non ancora riaperte. È un cammino ancora lungo, ma anche un lavoro prezioso per ridare sicurezza a molte nostre chiese storiche. Un cammino che al termine chiederà un progetto di valorizzazione liturgica e artistica di questo patrimonio attraverso la realizzazione di un “Parco culturale ecclesiale” – un progetto della CEI che già esiste in alcune Diocesi -, che possa tutelare e far conoscere in futuro i nostri beni ecclesiali e inserirli in un percorso turistico».
Infine, il sostegno ai sacerdoti: perché è fondamentale per le comunità, al di là dei tradizionali “recinti” parrocchiali?
«Il sostegno ai sacerdoti diventa particolarmente importante nel passaggio che sta avvenendo nella nostra Chiesa di Ferrara-Comacchio da 170 parrocchie a 51 Unità pastorali, dove necessariamente a una parrocchia non corrisponderà più – è già così di fatto – un proprio sacerdote. Questo chiederà un lavoro insieme tra sacerdoti e con i referenti e i Consigli pastorali e degli affari economici di ogni Unità pastorali, una pastorale d’insieme che riorganizzi le celebrazioni liturgiche, i percorsi di catechesi, le azioni di carità, valorizzando ogni comunità, anche le più piccole, con la figura del presbitero che garantirà l’esistenza di tutte le comunità. È un passaggio storico che chiede l’impegno di tutti, sacerdoti e fedeli, e il sostegno di tutti».
Pubblicato sulla “Voce” del 28 giugno 2024
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(Foto grande: scuola nello Sri Lanka – foto Francesco Zizola. Foto piccola: scuola Caritas Ferrara – via Brasavola/Borgovado)