È venuto a mancare a 102 anni il titolare della storica merceria. Lui che vide i corpi straziati nell’eccidio del Castello e stette a fianco del padre arrestato nel ’43

Mancavano solo poche settimane al traguardo dei 102 anni, ma si è fermato prima al termine di una lunga esistenza, passata attraverso grandi soddisfazioni, grandi gioie e dure prove della vita che però non hanno mai scalfitto la sua bontà, la sua generosità e la sua inesauribile ironia.

La mattina di domenica 1° dicembre ci ha lasciato Ivo Pesaro, una figura nota a tutta la città, titolare da sempre della storica attività commerciale nata nel 1875 le cui vetrine partivano da via Canonica e proseguivano lungo via Contrari con una grande insegna nell’angolo tra le due vie.

Nei miei ricordi di bambino era un sogno entrare e ammirare nelle scaffalature in legno, in un caleidoscopio di colori, migliaia di bottoni, matasse di lana, cotone, per poi passare in una specie di labirinto di porte che accompagnavano di volta in volta al reparto uomo, alla tappezzeria, al reperto donna e bambino.

Nel massimo splendore l’attività contava circa 25 dipendenti comprendendo anche l’ingrosso, nel quale si rifornivano tutte le mercerie della provincia e di alcuni paesi del basso veneto, della Romagna e del bolognese.

Passando gli anni Ivo affrontò l’inevitabile chiusura dell’attività dell’ingrosso e, con il tempo e il trasformarsi del mercato, anche dello storico negozio nel 2013. 

Ma c’erano stati tempi decisamente più duri con le assurde leggi razziali che avevano colpito anche la sua famiglia. Anche al fine di proteggere Ivo e sua sorella, grazie a mons. Camillo Bedeschi e senz’altro con il benestare di mons. Bovelli, furono registrati i loro battesimi il 28 agosto 1938 a ridosso dell’entrata in vigore delle leggi razziali. Tutto questo però non evitò il sequestro di tutti i beni di proprietà e della stessa attività commerciale all’epoca gestita da suo padre.

Non parlava volentieri di quegli anni e di quegli accadimenti, ma qualche tempo fa aveva inaspettatamente raccontato quei terribili momenti a suo nipote Andrea, con le riprese di Carlo Magri che si possono rivedere liberamente su You Tube. 

Particolarmente toccante il ricordo del novembre del 1943 quando a poche ore dall’eccidio del Castello alle 10 di sera le milizie repubblicane prelevarono il papà dalla loro casa. Il giorno dopo, nell’andare a cercare notizie sulla sua destinazione, videro i poveri corpi straziati e lasciati ad ammonimento sul marciapiede del muretto del Castello di fronte alla storica farmacia. Per fortuna non individuarono il viso di loro padre. Lo trovarono invece nelle carceri di via Piangipane. Passarono molte settimane fino al 28 gennaio 1944 quando, a seguito del secondo bombardamento di Ferrara, i prigionieri furono prima trasferiti nella caserma di Ercole I d’Este e poi alcuni, fra cui il papà di Ivo, furono rilasciati in una forma non ben definita di libertà vigilata. In quel trasferimento ricorda con emozione di aver incrociato la colonna dei prigionieri e di essersi istintivamente messo a fianco di suo padre inconsapevole degli enormi rischi che correva con quel gesto.

Silenzioso, schivo e riservato, non amava apparire e preferiva coltivare profonde amicizie che alimentava con poche ma significative parole e con una lealtà e stima profonde. In questi ultimi anni le figlie hanno avuto numerosissime testimonianze di ammirazione e di riconoscenza da tante persone che, sempre in modo riservato, hanno sperimentato, in particolare negli anni d’oro della sua attività commerciale, la sua bontà e la sua generosità.

Negli anni aveva coltivato la passione per lo sci e il ciclismo che spesso accomunava con la montagna di cui era instancabile ed appassionato frequentatore fino a una ventina di anni fa.

Dalla chiusura del suo storico negozio, non mancava ogni mattina di recarsi nella merceria delle figlie sotto i portici del Duomo, dove si immergeva nella lettura appassionata del quotidiano, spesso interrotto da visite di amici o conoscenti con i quali spesso si divertiva a scambiare qualche battuta. I ritmi della sua vita progressivamente rallentarono ma erano sempre scanditi dagli appuntamenti del negozio: aperture, chiusure, orari e festività che erano ormai parte integrante della sua vita.

Francesco Paparella

Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 13 dicembre 2024

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(Foto: grazie a Francesco Paparella)

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