“Corresponsabilità – Partecipazione – Comunione”. Si è svolto a Casa Cini l’importante incontro regionale del Sovvenire. Continua il calo drastico dell’aiuto economico alla Chiesa: occorre agire subito e in modo creativo e condiviso
«Ognuno di noi è responsabile del sostentamento alla Chiesa»: questa frase ben sintetizza la volontà della nostra comunità ecclesiale di coinvolgere sempre più ogni singolo fedele nel sostegno ai suoi tanti progetti in tutta Italia, nel sostentamento dei nostri sacerdoti, per la salvaguardia del nostro patrimonio. Di questo si è parlato lo scorso 6-7 novembre a Casa Cini, Ferrara, in occasione dell’Incontro regionale “Corresponsabilità – Partecipazione – Comunione. Il sostegno economico alla Chiesa cattolica”. Un appuntamento pensato per i responsabili diocesani del Sostentamento clero, del Sovvenire, per gli economi e i Direttori degli Uffici Comunicazioni Sociali, ma che in realtà interessa, appunto, tutti.
COMUNIONE E SOLIDARIETÀ
Una 70ina i presenti, accolti dal nostro Arcivescovo mons. Gian Carlo Perego il quale ha posto l’accento sulla corresponsabilità come «stile di vita del cristiano adulto, che si rende responsabile dei beni della Chiesa in ordine ai suoi compiti, cioè l’annuncio, la celebrazione e la carità». Gli interventi di mercoledì 6 – introdotti e moderati da Davide Martini, Referente Regionale del Sovvenire – sono stati aperti da Ernesto Paganini (Direttore Generale Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero – ICSC), che ha riflettuto sulla centralità dei «principi di solidarietà e perequazione» tra ICSC e ISC diocesani. «Riguardo agli ISC diocesani – ha aggiunto -, è importante una riqualificazione del patrimonio immobiliare e un miglioramento degli strumenti operativi per il controllo di gestione».
RIFORMA E VISIONE GLOBALE
La riforma delle strutture «esige la conversione pastorale» all’insegna della missionarietà. Da questo passaggio di Evangelii Gaudium ha poi preso le mosse don Claudio Francesconi, Economo CEI, per riflettere sull’importanza del «discernimento comunitario»: a ognuno di noi viene chiesto «un grande lavoro di creatività contro l’anestetizzazione della corresponsabilità sempre più prevalente» nelle nostre comunità. In questo discorso, «l’economo ricopre un ruolo decisivo – pastorale – perché possiede una visione globale senza la quale si potrebbero fare scelte prive di misura diocesana e di una programmazione a medio-lungo termine». La costruzione, ad esempio, di un nuovo complesso parrocchiale «rappresenta una scelta importante per una Diocesi, ma va fatta in maniera lungimirante, evitando di realizzare progetti senza futuro».
«LA CHIESA, SISTEMA DI WELFARE FONDAMENTALE»
Il compito, difficile ma necessario, di illustrare la non positiva situazione delle offerte alla nostra Chiesa, è spettato a Massimo Monzio Compagnoni, Responsabile del Servizio Promozione CEI. «Viviamo – ha detto – nel tempo della crisi economico-sociale e demografica, del digitale che spesso porta a una cattiva informazione, della mancanza di punti di riferimento e di valori, della precarietà e dei ritmi frenetici». Siamo in un’epoca in cui «il 70% dei cattolici non conosce il meccanismo di sostentamento economico della Chiesa. Ciò dipende dall’essersi abituati, negli anni, a pensare che fosse ancora a tutti noto e quindi ad aver smesso di fare una corretta informazione. E il 45% dei praticanti non firma per l’8xmille», mentre si stima che «circa 800mila firmatari che han dato l’’8xmille alla Chiesa, l’anno prossimo potrebbero darlo allo Stato». A ciò si aggiunge che (dati 2023) «il 16% degli italiani è praticante, ma fra questi 1/3 assiste alla Messa via tv. I nostri fedeli, inoltre, sono sempre più anziani» (il 63% è over 55). Nell’intera società, però, «il desiderio di spiritualità è in aumento anche se spesso viene cercato altrove». I giovani, d’altra parte, alla nostra Chiesa «chiedono di essere accolti senza essere giudicati, e di essere ascoltati». Ma solo il 7% degli italiani esprime un chiaro giudizio di “ammirazione” nei confronti della Chiesa, mentre cresce l’indifferenza nei suoi confronti, soprattutto da parte degli stessi giovani.
In conseguenza di tutto ciò, «l’8xmille è in calo costante negli ultimi anni», ma è necessario far capire alle persone – a partire dai cattolici! – «che nel solo 2023 grazie a questo strumento sono stati finanziati 5mila interventi caritativi. Si tratta, quindi, di un fondamentale sistema di welfare sussidiario rispetto allo Stato».
Che fare, quindi? Dal 1° novembre al 15 dicembre le parrocchie iscrittesi al progetto “Uniti Possiamo” diventano un centro privilegiato di promozione e raccolta delle Offerte per il sostentamento dei sacerdoti. Poche le parrocchie iscritte negli anni, ma che han raccolto cifre consistenti, a dimostrazione che il progetto funziona. «È fondamentale, quindi, parlarne di più nelle nostre parrocchie, convincere chi non firma per la Chiesa a farlo», sacerdoti e laici assieme. Lavorare, quindi, «sull’immagine della Chiesa, soprattutto attraverso la trasparenza e la comunicazione». Comunicazione di progetti e storie concrete, che di certo non mancano. Comunicare per «coinvolgere sempre più le persone rendendole consapevoli di ciò che possiamo fare»: donare alla Chiesa perché siamo parte di essa, «parte di qualcosa di molto importante», per tanti.
GLI ALTRI MOMENTI
La giornata del 6 si è conclusa con la presentazione dei Progetti nel territorio da parte di Letizia Franchellucci (Addetta allo sviluppo dei progetti nel territorio), con la S.Messa in Cattedrale presieduta dal nostro Arcivescovo e accompagnata dal Coro dei Giovani della Diocesi di Ravenna-Cervia. Dopocena, visita guidata (a cura di Barbara Giordano) alla chiesa di S. Paolo. Il secondo dei due giorni, giovedì 7, è iniziato con la S.Messa celebrata nella Basilica di S. M. in Vado.A seguire, il ritorno a Casa Cini dove si sono svolti gli incontri di settore (Presidenti ICSC, economi, incaricati e collaboratori diocesani del Sovvenire, Direttore Uffici ComunicazioniSociali), le relazioni dai gruppi e il confronto unitario prima delle conclusioni a cura di Davide Martini. Fra le proposte emerse, incontri periodici e conferenze stampa per raccontare come viene investito l’8×1000 nelle Diocesi.
MONS. PEREGO: «SERVIRE IL SIGNORE, SEMPRE»
«I nostri gesti, le nostre scelte, le nostre opere sono legate alla storia, alle situazioni che viviamo, Anche i nostri progetti nascono solo in questo desiderio di servire il Signore, il suo disegno d’amore». Così mons. Gian Carlo Perego in un passaggio dell’omelia il 6 novembre in Cattedrale. «Per questo non c’è posto nelle nostre scelte e nei nostri progetti per le convenienze del momento, per gli interessi personali, per apparire. Tutto deve servire “il disegno d’amore di Dio”. Questo chiede un impegno responsabile, una responsabilità diffusa nella Chiesa, perché il disegno d’amore di Dio lo serviamo insieme, tutti, nessuno escluso».
«Anche nei nostri servizi, nell’uso del denaro, nella comunicazione di progetti, nell’amministrazione dei beni dobbiamo sempre ricordarci che l’educazione al dono è fondamentale – ha poi proseguito -, nel senso di mettere al primo posto la condivisione come segno di una comunione che dobbiamo costruire insieme, con un’attenzione preferenziale per i poveri. L’educazione al dono deve camminare insieme all’educazione alla responsabilità, come chi – ci ricorda il Vangelo – deve costruire una torre e prima fa i calcoli, per valutare se è in grado di farla e non sprecare inutilmente le risorse. L’avarizia come lo spreco sono due peccati che gravemente incidono sulla vita economica e sociale e segnano profondamente la vita dei poveri. Condivisione e responsabilità guidino le vostre azioni», ha quindi concluso.
Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 15 novembre 2024
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