Nicolò III e il duca Borso abbattuti durante l’occupazione francese, Napoleone vs.Nettuno, Garibaldi scopiazzato e il nostro re senza requie…

di Umberto Scopa

I centri urbani delle nostre città ospitano nelle pubbliche vie monumenti che spesso non sono degnati nemmeno di una sosta. Può sembrare che non abbiano molto da raccontare e invece, se potessero parlare, ne avrebbero eccome. Non essendo molto loquaci parlerò un po’ io per loro. 

CON NAPOLEONE TREMAN TUTTI…

Inizio richiamando alla memoria Napoleone. Tra le nostre statue che tremano al solo sentire il suo nome ci sono quelle del marchese Nicolò III° e del duca Borso davanti al sagrato della Cattedrale. Quelle che vediamo oggi non conobbero Napoleone, essendo copie risalenti al 1927, ma lo videro i rispettivi originali risalenti al XV° secolo. Durante l’occupazione francese del 1796 gli originali furono abbattuti da una folla invasata di cittadini ferraresi, incoraggiati dai soldati francesi plaudenti. Così ci racconta Riccardo Bacchelli ne “Il Mulino del Po”. Al nome di Napoleone trema anche il monumento di Papa Paolo V° (oggi in via 4 novembre). In origine era collocato al centro della Fortezza e quando nel 1796 i francesi vi entrarono il monumento fu ribaltato e interrato. Nel basamento era incisa la frase “…Martem Neptuno substituit…”. Significava che Marte, Dio della guerra aveva sostituito Nettuno nella difesa della città. Intendeva che la fortezza, cioè Marte, era subentrato nella difesa della città al posto delle acque del fiume, cioè Nettuno. Marte però non potè molto contro i francesi e come ci insegna la storia delle guerre e delle inondazioni, non dobbiamo grandi ringraziamenti né a Marte, né a Nettuno. In ogni modo la statua del Papa riemerse dalla sua sepoltura nel 1815, quando gli austriaci ripresero la Fortezza e il monumento fu “riesumato” e rimesso al suo posto. Se la statua pensava che le insidie alla sua salute fossero finite, si sbagliava; nel 1944 il “fuoco amico” degli americani le dispensò dall’alto la sua “benedizione”. Una bomba la riseppellì nella voragine creata dall’esplosione. Qualche anno dopo un articolo della “Cronaca padana” dell’8 aprile 1949 documentò il casuale ritrovamento della statua a due metri di profondità da parte di alcuni operai.

…E LUI SI SALVA DA SOLO

Tornando a Napoleone gli diamo atto che il suo astio per le statue conobbe una generosa eccezione, bontà sua, in occasione di quella a lui dedicata. Nel 1808 il Prefetto di Bologna incaricò lo scultore Giacomo De Maria della costruzione del monumento1 da collocare a Ferrara in Piazza Nuova (ora Ariostea). L’opera era stata deliberata dal Dipartimento del Basso Po e le vicende che precedettero l’erezione del monumento meritano qualche nota. Napoleone, improvvisandosi ingegnere idraulico e senza curarsi dei pareri tecnici avversi, aveva deciso l’immissione delle acque del Reno nel fiume Po, risolvendo a favore dei bolognesi una disputa accesa tra le due città interessate. Inutilmente si era opposto il nostro idraulico Teodoro Bonati. Lo aveva fatto di fronte a Napoleone in persona il 25 giugno 1805 in un dibattito ufficiale. L’opposizione del Bonati è oggi ricordata in una targa in via Garibaldi sul Palazzo Bentivoglio. Chiusa la vicenda, giunse poi dal Prefetto di Bologna, come detto, l’incarico di edificare una statua celebrativa in onore di Napoleone. Nel 1810 il monumento era pronto per essere inaugurato, ma fu proprio l’acqua del nostro fiume a ribellarsi, Nettuno, potremmo dire, stando all’incisione della statua di Paolo V°. Infatti nell’imminenza della cerimonia il Po si gonfiò in modo minaccioso. Si temette di dover rinviare l’evento, ma non fu necessario perché tra Napoleone e Nettuno, il primo a ritirarsi fu Nettuno. Il Po, rientrato nei ranghi, permise la cerimonia che si tenne nel 1810. Ma l’imbarazzo per l’irriverenza usata dal fiume indusse un ignoto poeta a comporre un sonetto poi recitato davanti a Napoleone stesso: diceva che il Po si era alzato più in alto che poteva per vedere la statua di quel grand’uomo. Quattro anni più tardi – periodo difficile per le statue – quella di Napoleone fu abbattuta. Pare tuttavia che il Po non si sia abbassato per meglio vedere questo grand’uomo raso al suolo. 

IL GARIBALDI “RUBATO”

Chiusa l’epoca di Napoleone ci addentriamo nel nostro risorgimento che eleverà alla massima celebrità il mito di Garibaldi. Quasi ogni città si dotò di un monumento a lui dedicato e Ferrara non volle fare eccezione. La sua collocazione nei giardini di Viale Cavour risale al 1907. L’autore fu Tullo Golfarelli, incaricato al termine di una vicenda torbida non priva di sviluppi tragici2. Ad opera eseguita rimase il forte sospetto che Golfarelli avesse realizzato il monumento attingendo dal progetto di un altro scultore, Luigi Bolognesi. Questi aveva progettato il lavoro nell’ambito di una precedente gara pubblica indetta per quello stesso monumento. Della Commissione di gara, che aveva chiuso la procedura senza vincitori, faceva parte lo stesso Golfarelli. Successivamente ricevette lui stesso, e senza gara, l’incarico di cui ho detto, e lo fece attingendo dal lavoro progettuale del Bolognesi. Avrebbe anche usurpato a questi l’idea del Garibaldino morente, identificato con il ferrarese Gaetano Ungarelli, eroe ferrarese morto al seguito di Garibaldi. Il Bolognesi, caduto in depressione per ragioni forse imputabili anche alle delusioni professionali, si tolse la vita. Una decina di giorni prima il monumento era stato sfregiato da teppisti rimasti ignoti.

DOVE LO METTIAMO VITTORIO EMANUELE II?

Ma tra le nostre statue ce n’è una in particolare che detiene un vero primato di sfortuna. Si tratta del monumento a Vittorio Emanuele II°. Il 6 maggio del 1880, due anni dopo la morte del re, la nostra Giunta decise di dedicargli un monumento3. Incaricò lo scultore Giulio Monteverde. Questi accettò ponendo come condizione che fosse collocata nel sagrato della Cattedrale. Nel 1888 l’opera era pronta e non restava che collocarla nel luogo prescelto. Cominciarono però a manifestarsi mugugni proprio sul luogo destinato. Da una parte si sosteneva che il re copriva la facciata del Duomo e gli voltava la schiena per giunta. Non mancarono neppure obiezioni laiche però. Come l’osservazione che la statua davanti alla Cattedrale avrebbe ostacolato il transito dei “moderni” tram trainati dai cavalli. Si vagliò allora l’ipotesi della piazza municipale, ma insorsero i consiglieri repubblicani che non volevano un simbolo monarchico proprio davanti al municipio. Si valutò allora Piazza delle Erbe (attuale Trento e Trieste), ma si disse che lo spazio era troppo grande rispetto alle dimensioni della statua. Sembrava che Ferrara fosse stata progettata “a prova di re”, non c’era un luogo adatto ad ospitarne il monumento. Il 3 luglio del 1889 lo scultore perse la pazienza. Scrisse una lettera al Sindaco Trotti affermando di non volerne sapere più niente, e di rinunciare alla condizione posta: insomma potevamo metterla dove ci pareva… In questo clima la Giunta decise di porla comunque davanti alla Cattedrale, dove era prevista in origine. Qui venne inaugurata il 17 novembre 1889. 

Sembra finita, invece, siamo solo all’inizio di una serie ulteriore di tribolazioni senza fine. Le critiche ripresero e colpirono anche l’estetica della statua. Taluni contestarono che parti della figura del re non erano proporzionate. Ma verso quel re, notoriamente basso e grassoccio, madre natura era stata forse ancor più ingenerosa dell’artista. Non piacevano neanche le scarpe che per alcuni erano troppo grosse. Forse la vera colpa dell’artista fu di non aver messo le ruote al posto delle scarpe, perché la lunga marcia del re era prossima ad iniziare. Nel 1924 la statua uscì dal sagrato della Cattedrale e la prima fermata fu in piazza Torquato Tasso dove rimase per qualche tempo. Successivamente venne spostata nella chiesa di S. Nicolò e poi a Palazzo dei Diamanti.  Affidata al museo del Risorgimento, la statua non fu più visibile al pubblico a causa della prolungata chiusura di quel museo, attualmente in attesa di riapertura.

NOTE

1 Il monumento a Napoleone Bonaparte in Ferrara,  Deputazione Provinciale Ferrarese di Storia Patria, Atti e memorie, Vol. XIV, 1955, pag. 157.

2 Il monumento di Giuseppe Garibaldi a Ferrara: una vicenda esemplare, Giuseppe Scardino in Deputazione Provinciale Ferrarese di Storia Patria, Atti e memorie, serie terza, volume XXX, pag. 281.

3 La statua del Re Vittorio Emanuele II, un monumento di polemiche, Luciano Maragna, 2G Editrice, 2002.

 

Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 4 ottobre 2024

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