Gianfranco Amato (Giuristi per la vita) interviene il 26 aprile a Ferrara ospite della Fondazione Zanotti
La Fondazione Zanotti promuove il secondo laboratorio di Sussidiarietà della Scuola di politica sul tema “La dignità infinita della persona umana radice di una costruzione sociale libera” il 26 aprile alle ore 18.30 presso il Collegio Borsari in via Borsari 4, Ferrara. All’intervento del relatore Gianfranco Amato, Presidente Giuristi per la vita, seguirà un dialogo a partire dal racconto di esperienze significative di famiglie e associazioni sui temi che dominano il dibattito della politica nazionale e internazionale, quali il diritto all’aborto e all’eutanasia.
La Scuola promossa dalla Fondazione Zanotti vuole offrire un contributo a vivere la politica come dimensione fondamentale di ogni agire umano in qualsiasi ambito in cui l’uomo agisce e costruisce nella società esprimendo un interesse al bene comune.
Per ciò stesso che vive, l’uomo esprime giudizi, si incontra, opera nella realtà con una prospettiva comune, sociale, generativa. Questa costruzione «di una dimora buona per se e per gli altri» richiede che i diversi livelli della società si incontrino, dialoghino e si ascoltino soprattutto quando vengono proposti interventi normativi che potrebbero ledere alcuni diritti inviolabili dell’uomo e la libertà di espressione della persona sia come singolo che come associazione. La Scuola di Politica vive della partecipazione e del contributo di tutti, politici, giovani, adulti che desiderano prendere posizione sulle questioni che permeano la vita, al fine di pervenire ad un giudizio di ragionevolezza da esprimere anche pubblicamente perché espressione della corrispondenza con l’umana natura di ogni uomo. L’11 aprile scorso alcuni esponenti del Parlamento Europeo hanno chiesto al Consiglio dell’Unione Europea di aggiungere alla carta dei diritti Fondamentali dell’UE il “diritto” di aborto. Contestualmente, il Parlamento francese ha approvato a larghissima maggioranza l’inclusione nella Costituzione del“diritto all’aborto”.
La storia della nostra cultura e della umana convivenza si fonda sul riconoscimento del valore inalienabile della persona, sulla struttura della realtà umana generativa ed educativa della famiglia, sulla libertà di espressione e di costruzione sociale di opere e associazioni, sulla passione al lavoro e alla politica. Questo nostro tempo è particolarmente segnato dal relativismo e dalla ricercata cancellazione del valore assoluto della persona umana. In particolare sono in atto una serie di attacchi sul piano normativo che tendono ad annichilire l’umano in una prospettiva di uso di sé (e degli altri ) senza respiro e senza speranza. È necessario comprendere con chiarezza su cosa si possa fondare una libera convivenza umana che accresca un vivere generativo e aperto.
Proprio l’8 aprile scorso è stata pubblicata la Dichiarazione Dignitas infinita, dalla Congregazione per la dottrina della fede, firmata dal card. Victor Manuel Fernandez, nella quale si afferma che ad ogni singolo essere umano compete una dignità infinita indipendentemente dalle sue condizioni di vita, dalle sue qualità, dalla sua moralità o dalle sue capacità attuali. Perciò, «anche se, a causa di vari limiti o condizioni, non è in grado di mettere in atto queste capacità, la persona sussiste sempre come “sostanza individuale” con tutta la sua inalienabile dignità. Questo si verifica, per esempio, in un bambino non ancora nato, in una persona priva di sensi, in un anziano in agonia» ( Dichiarazione Dignitas Infinita). Confortati anche dal contenuto del documento della Congregazione, emerge ancora più forte la responsabilità dei laici cristiani ad un impegno per tradurre i valori non negoziabili affermati dalla Chiesa nella vita sociale. Come non ricordare le parole di San Giovanni II: «Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta».
La fede è un dono che apre e completa la ragione spingendo la persona, in un dinamismo responsabile, a giudicare il bene e il male nelle scelte di ogni giorno, ad essere operaio e tralcio fecondo perché, è consapevole che con il proprio impegno, insieme agli altri, può dare «un contributo per il bene comune».
Fondazione Zanotti
Pubblicato sulla “Voce” del 26 aprile 2024
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