Il 14 novembre un incontro dalle Clarisse per ricordarlo
Martedì 14 novembre alle ore 21 presso il Monastero del Corpus Domini in via Campofranco, l’Unità Pastorale Borgovado e Giacomo De Leo ricorderanno Paolo Giaccone, luminare di medicina legale e di ematologia forense nonché esempio luminoso di onestà e rettitudine, ucciso dalla Mafia l’11 agosto 1982.
Paolo Giaccone nacque a Palermo il 21 marzo del 1929. Il padre era medico e così pure il nonno ed il bisnonno. Frequentò l’Istituto Gonzaga dalla prima elementare fino alla maturità classica. L’attività educativa dei padri gesuiti che guidò e accompagnò la sua formazione culturale e umana durante i 13 anni degli studi, ha sicuramente esaltato i sentimenti di bontà, solidarietà umana e sociale, generosità e altruismo in lui innati. Conseguì la maturità classica nel 1947 mentre nel 1953 si laureò in medicina. Insieme al prof. Del Carpio, fu ideatore e fondatore del Centro trasfusionale dell’Avis. La sua attività accademica si svolse nell’ambito della medicina legale dove rivelò straordinaria competenza, rigore scientifico e altissima professionalità. Fu dapprima incaricato di antropologia criminale, successivamente titolare della Cattedra di Medicina legale prima a Giurisprudenza e poi nella Facoltà di Medicina dell’Università di Palermo
Si interessò di balistica, tossicologia ed ematologia forense, criminologia, tanatologia e analisi dei guanti di paraffina. Per tali competenze fu, per numerosissimi anni, consulente della magistratura e delle istituzioni dello Stato. Gli furono affidate fra le altre, le perizie e le autopsie su personaggi illustri uccisi dalla mafia come il presidente della Regione siciliana Piersanti Mattarella, il segretario provinciale della Democrazia Cristiana Michele Reina, i magistrati Gaetano Costa e Cesare Terranova, Giuseppe Russo ed Emanuele Basile rispettivamente colonnello e capitano dei carabinieri, il maresciallo Lenin Mancuso, il giornalista Mario Francese. Paolo Giaccone era un uomo di sani principi. L’11 agosto del 1982 mentre si recava al lavoro fu oggetto di un agguato nei viali del Policlinico di Palermo e ucciso con cinque colpi di pistola perché da persona onesta qual era, si rifiutò di falsificare la perizia a lui affidata, perizia dalla quale risultava la colpevolezza di Giuseppe Marchese, nipote di Filippo capo della cosca mafiosa di corso dei Mille, che aveva guidato un commando autore di uno scontro a fuoco avvenuto il 25 dicembre del 1981 a Bagheria in cui cui morirono oltre a due mafiosi rivali, anche un passante, il pensionato Onofrio Valvola. Il gesto di Giaccone è un esempio di altissimo valore morale sconosciuto però ai più.
(a cura degli organizzatori)
Pubblicato sulla “Voce” del 10 novembre 2023
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