Le vicende dell’opera di Jacopo della Quercia, dalla Cappella Silvestri al Museo della Cattedrale
di Micaela Torboli
L’interno della Cattedrale medievale di Ferrara venne rifatto con enfasi barocca in un disgraziato rifacimento settecentesco, che si ottenne distruggendo la sua nobile facies originale e molte delle meravigliose opere che l’abbellirono nel corso dei secoli.
Un esempio doloroso riguarda la perduta Cappella Silvestri, un tempo sita nel lato vicino alla porta soppressa che comunicava con il Gorgadello, l’attuale via Adelardi. Virgilio Silvestri, che aveva il giuspatronato della Cappella, apparteneva ad una agiatissima famiglia rodigina ben introdotta alla corte degli Estensi, e fu camerlengo marchionale. Il suo testamento venne aperto nel 1403, e vi si disponeva tra l’altro un formidabile apparato decorativo per la Cappella, nota in seguito come “di Santa Maria Alba”, perché ospitò quanto voluto dal donatore, nelle candide forme del capolavoro di colui che fu chiamato a Ferrara per mettersi all’opera, lo scultore senese Jacopo della Quercia: si tratta della Madonna della Melagrana (stringe nella mano il frutto) in trono, tutta in marmo bianco di Carrara, e risplendente di tocchi d’oro, come il Bambino che le sta accanto. Il blocco di marmo dal quale fu ricavata, pesante oltre una tonnellata e mezzo, venne portato da Carrara prima in Liguria, e fu poi imbarcato su un battello che giunse fino al Po, circumnavigando l’Italia. Una operazione dal costo astronomico. Prima di arrivare a Ferrara il marmo venne “disgrossato” del soverchio, forse in un magazzino a Torre Fossa. Per questo lavoro Jacopo visse a Ferrara a lungo, abitando nella Contrada di Sant’Agnese. Il suo compenso fu saldato del tutto solo nel 1408: nel frattempo aveva partecipato alla predisposizione degli affreschi che ornarono la Cappella (già decorata con rifiniture in pregiato marmo giallo, dorature e arredi lignei), e per i quali fu incaricato dagli esecutori testamentari il pittore Michele dai Carri. I dipinti murali dovevano rappresentare Cristo in trono con gli apostoli e dodici angeli, imprecisati santi e lo stesso donatore defunto. Dio Padre avrebbe dominato dalla volta. Si richiedeva a Michele l’uso di azzurite tedesca e anche di blu oltremarino da lapislazzulo, pigmenti costosissimi. Durante alcune feste o visite importanti la statua veniva abbigliata sontuosamente: per le teste divine esistevano corone metalliche, e si posava sulle spalle di Maria un mantello di velluto azzurro foderato di candido “valessio” (o valescio, sorta di tela di cotone, bombasina) e un vellutato manto blu era per il Bambino.
A Ferrara simili stoffe erano importate da Lucca grazie a mercanti lucchesi che avevano base in città, tanto che esiste tuttora una Via Lucchesi. Un lucchese, Benastruto degli Ipocrati, camerario dei marchesi d’Este e marito della ferrarese Antonia Sacrati, ebbe in seguito (post 1428), silenti i possibili eredi di Virgilio, il giuspatronato della Cappella Silvestri, già bella che decorata. I lucchesi di Ferrara potrebbero aver donato i velluti di pregio usati per vestire la statua. Benastruto è un nome raro, e significa “benvoluto dagli astri, fortunato”. Il toscano aveva bottega nella Contrada di San Romano: la sua era anche una «stacione cambii», insomma una piccola banca in odore di usura, attività condannata dalla Chiesa e quindi egli s’impegnò in attività benefiche a salvaguardia della propria anima.
Sia Virgilio che Benastruto (mancato intorno al 1447) avrebbero voluto essere sepolti nella cappella in Duomo, ma non è chiaro se questo avvenne mai, dato che avevano altre cappelle in giuspatronato presso chiese diverse. Di certo, in epoca imprecisata la Cappella Silvestri – poi Degli Ipocrati – venne smantellata, e la statua di Jacopo iniziò il proprio girovagare in diversi punti del tempio, fino alla collocazione odierna, ovvero il Museo della Cattedrale.
Gli studi su questi temi abbondano ma i più utili sono firmati da don Enrico Peverada, da Giorgia Mancini e in specie da Helen Geddes, Jacopo della Quercia’s “Virgin with the Child” in Ferrara, and the Patronage of Virgilio de’ Silvestri da Rovigo, «Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz» (2006, 50. Bd., H.1/2, pp. 25-48).
Articolo pubblicato su “La Voce” del 30 giugno 2023
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