«L’incauto, nella soffitta vuota, immagazzina tutte le mercanzie che si trova tra i piedi: le nozioni che potrebbero essergli utili finiscono col non trovare più il loro posto», ammoniva Sherlock Holmes  

di Enrico Campagnoli

Lo spunto della riflessione mi viene ancora una volta suggerito dalla mia nipotina nelle occasioni in cui vado a prenderla certi pomeriggi all’asilo.

«Eh! Oggi abbiamo fatto tante cose: abbiamo disegnato, abbiamo cantato, ballato e poi siamo stati in giardino a giocare», e così di seguito snocciolandomi con dovizia di particolari tutto quanto fatto nel corso della giornata. Ma se poi ci soffermiamo sull’argomento del mangiare, sul pranzo o anche sulla merenda, di soli 10 minuti prima, i ricordi si fanno confusi, quantomeno farraginose sono le descrizioni e le stesse vengono spesso accompagnate da inevitabili: «Ehm non mi ricordo…». È buffo ma Nicole, nella sua genuina spensieratezza, data dalla tenera età, ha colto perfettamente, forse in modo inconsapevole, il significato e l’importanza che dei ricordi la nostra memoria dovrebbe far tesoro.

«Vede – spiega il pragmatico  Sherlock Holmes ad un davvero esterrefatto Watson in uno dei loro primi incontri – secondo me il cervello d’un uomo, in origine, è come una soffitta vuota: la si deve riempire con mobilia a scelta». E la descrizione che Sir Arthur Ignatius Conan Doyle fornisce sulla memoria nel suo “Uno studio in rosso”, primo romanzo, scritto nel lontano 1887, sulle avventure del celebre detective, è di una tale semplicità e chiarezza da sconcertare. Prosegue Holmes navigando tra lo stupore palpabile del fido Watson: «L’incauto, nella soffitta inizialmente vuota, immagazzina tutte le mercanzie che si trova tra i piedi: le nozioni che potrebbero essergli utili finiscono col non trovare più il loro posto o, nella migliore delle ipotesi, si mescolano e si confondono con una quantità d’altre cose, cosicché diventa molto difficile trovarle. Lo studioso accorto invece, seleziona accuratamente ciò che immagazzina nella soffitta del suo cervello. Mette solo gli strumenti che possono aiutarlo nel lavoro, ma di quelli tiene un vasto assortimento, e si sforza di sistemarli nel miglior ordine».

E conclude Holmes: «È un errore illudersi che quella stanzetta abbia le pareti elastiche e possa ampliarsi a dismisura. Creda a me Watson, viene sempre il momento in cui, per ogni nuova cognizione, se ne dimentica qualcuna appresa in passato. Per questo è molto importante evitare che un assortimento di fatti inutili possa togliere lo spazio di quelli utili». Questo spiega allora perché i bambini ricordino inizialmente solo le cose ritenute importanti: i giochi, le attività svolte con le proprie insegnanti ma del mangiare non ne rimane alcuna traccia nella loro soffitta perché alla loro età si mangia quando si ha fame e nulla più. Nel suo “Passaggio in India” Edward Morgan Forster ci suggerisce allora come fare questa selezione del mobilio. Lo scrittore inglese parla di due memorie: c’è quella provvisoria in cui i ricordi rimangono parcheggiati per poco tempo ma se uno volesse serbare per sempre un ricordo particolare basterebbe, a suo dire, mentalmente decidere di spostare tale ricordo nella memoria definitiva ed il gioco è fatto. Una procedura semplice, quella suggerita che se ben attuata in effetti permette di riporre nella soffitta solo ed unicamente le cose importanti. Ed allora bisogna capire che cosa innanzitutto serbare come un tesoretto nella propria memoria : neppure il nome di un pianeta del sistema solare Sherlock Holmes ricordava e come contraddire tutto questo quando un certo Albert Einstein avrebbe detto cinquant’anni dopo: «Mai memorizzare quello che puoi comodamente trovare in un libro».  E se davvero così dovremmo comportarci,  come fanno quelle persone che sembrano davvero di un altro pianeta ricordandosi l’inverosimile? Forse lo stesso Conan Doyle ce ne dà una risposta nel suggerire di selezionare con accuratezza le cose che possono venire utili al fine di evitare che la stragrande maggioranza di quelle inutili possano togliere spazio a quanto di utile si abbia bisogno. 

Oggi sembra non si possa fare a meno di ricordare tante sequenze di numeri e lettere come per esempio quelli dei tanti pin o dei conti correnti. Capisco ora mio cognato: ogni volta che si reca in banca alla classica domanda di quale sia il numero del suo conto corrente risponde di non averne “la più pallida idea”, aggiungendo gentilmente di ritenere che sarebbe stato semplice per l’operatore digitare il nome del cliente per trovarlo. Soluzione pratica e logica. Ecco che allora, così facendo, si evita che si accumulino “arnesi nella soffitta” del tutto inutili e si inizi a ripulirla per fare spazio agli strumenti davvero utili.

«La memoria è uno strumento molto strano – scriveva Primo Levi -, uno strumento che può restituire, come il mare, dei brandelli, dei rottami, magari a distanza di anni». E forse di parte di essi ci rendiamo conto che erano superflui e del tutto razionalmente di scarsa o nessuna importanza. C’è chi però vede nel ricordarsi poche cose del passato anche un vantaggio: «Una cattiva memoria preserva da tanti rimorsi», affermava John James Osborne ma se la memoria, in base a quanto detto finora, deve “trattenere” solo le cose importanti allora forse l’uomo con scarsa memoria avrà pochi rimorsi così come forse solo l’uomo con una scarsa memoria avrà una coscienza pulita. 

Strano davvero, così com’è sorprendente leggere che sempre Einstein affermava che «la memoria è l’intelligenza degli idioti», quasi a denigrare tale capacità da sempre ritenuta fondamentale per affrontare le esperienze di ogni giorno – a scuola, all’università, nei luoghi di lavoro; insomma nella vita quotidiana la memoria è sempre stata nostra compagna di viaggio aiutandoci a vivere e a superare ogni difficoltà perché fidata amica che ci può risollevare nei momenti difficili.  

Allora forse una soluzione che accontenti tutti: memoria circoscritta unicamente alle cose che ciascuno di noi ritenga importanti affinché sia la nostra compagna di viaggio della vita perché, comunque la si pensi e la si consideri, «la memoria è tesoro e custode di tutte le cose» (Cicerone).

Articolo pubblicato su “La Voce” del 09 settembre 2022

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