29 giugno 2021
Domenica 11 luglio Ottavia Piccolo leggerà le lettere che le due donne inviarono ad altrettanti Pontefici. Appuntamento nel Monastero del Corpus Domini di Ferrara
Le Monache Clarisse di Ferrara invitano domenica 11 luglio alle ore 10 nel Monastero Corpus Domini di Ferrara (via Pergolato, 4) a un momento di ascolto e di riflessione, ideato da Piero Stefani e dal SAE – Segretariato Attività Ecumeniche di Ferrara, in cui verranno accostate due figure molto diverse tra loro: Lucrezia Borgia ed Edith Stein. Cosa le accomuna? Il fatto di aver scritto ad un Papa.
Sarà diretta, fra gli altri, da Claude Sautet e Pierre Granier-Deferre. Nel 1968 interpreta il ruolo della protagonista femminile in “Serafino” di Pietro Germi, al fianco di Adriano Celentano. L’anno successivo interpreta un ruolo secondario nella commedia “Una su 13”, con Vittorio Gassman, Sharon Tate, Orson Welles e Vittorio De Sica.
Dalla metà degli anni settanta si concentrerà soprattutto sul teatro di Shakespeare, Pirandello, Alfieri e Hofmannsthal; ma sarà più nota al grande pubblico per l’apparizione in numerosi sceneggiati televisivi, soprattutto tratti da testi classici della letteratura mondiale: tra tutti, “Il mulino del Po” e “La coscienza di Zeno” con la regia di Sandro Bolchi, e “La Certosa” di Parma, con la regia di Bolognini.
Successivamente sarà impegnata anche in radio, tv e nel cinema. Nel 2014 è stata nominata membro del corpo docente dell’Università Ca’ Foscari. Ottavia Piccolo ha anche lavorato saltuariamente come doppiatrice: ha prestato la voce ad esempio a Carrie Fisher nel ruolo di Leila Organa nei film della saga di Guerre stellari.
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Edith Stein nasce a Breslavia il 12 ottobre 1891, in una famiglia ebrea osservante. Il papà si chiama Siegfried e la mamma Augusta Courant.
Nel 1904 decide di non voler più continuare gli studi e si trasferisce ad Amburgo presso la sorella Elsa. È sempre in questi tempi che matura la scelta personale di allontanarsi dalla fede ricevuta in famiglia.
Riprende gli studi, li conclude e si iscrive all’Università a Breslavia, alla facoltà di Germanistica, storia, filosofia e psicologia del pensiero. Passa poi all’Università di Gottinga dove il filosofo Husserl, fondatore della fenomenologia, la ammette, prima donna, a frequentare il suo primo corso. Nel 1914 presta per qualche tempo servizio come crocerossina presso l’ospedale per malattie infettive di Mährisch-Weisskirchen.
Nel 1916 Husserl lascia Gottinga per trasferirsi a Friburgo; Edith segue il suo maestro: diventa assistente di Husserl, ma dopo due anni lascia l’incarico, avvertendo che tale ruolo è troppo ristretto per lei, che ha bisogni di spazi e modalità di ricerca assolutamente personali. Resta però in ottimi rapporti con il maestro.
Nell’estate del 1921 si reca dagli amici fenomenologi i coniugi Conrad Martius. Nella loro residenza estiva legge, in una notte, la “Vita” di S. Teresa d’Avila, trovando tra quelle righe la pienezza di Verità che da lungo tempo la sua coscienza si era preparata ad accogliere. E’ in quell’estate che matura così la sua decisione di aderire alla fede cristiana e alla confessione cattolica. L’1 gennaio 1922 riceve il Battesimo e la Prima Comunione nella Parrocchia di San Martino a Bergzabern, mentre il 2 febbraio del medesimo anno riceve il sacramento della Cresima nella cappella privata del Vescovo di Spira.
Continua la sua attività di ricerca e di docenza. A seguito dell’ascesa al potere di Hitler e delle conseguenti leggi razziali, nel 1933 è però costretta a lasciare l’insegnamento.
Ottiene finalmente il permesso dal suo direttore spirituale di varcare la soglia del Carmelo, come era suo desiderio fin dal giorno del suo Battesimo. Il 14 ottobre 1933 entra così tra le carmelitane scalze di Colonia; veste l’abito carmelitano il 15 aprile 1934 ricevendo il nuovo nome di Teresa Benedetta della Croce.
Il 21 aprile 1935 emette i voti temporanei e nel 1938 quelli solenni.
Il 2 agosto 1942 avviene la rappresaglia nazista contro tutti i cattolici di ascendenza ebraica. Edith, insieme alla sorella Rosa, viene prelevata dal Monastero di Echt e deportata prima nel campo di concentramento di Amersfort, poi in quello di Westerbork e infine in quello di Auschwitz-Birkenau. Muore asfissiata presumibilmente il 9 agosto 1942 e il suo corpo viene cremato.
Il 4 gennaio 1962 il Cardinale Frings, arcivescovo di Colonia, indice l’apertura del processo di beatificazione. L’1 maggio 1987 viene beatificata a Colonia da Giovanni Paolo II. Sempre lui la proclama santa l’11 ottobre 1998 e compatrona d’Europa l’1 ottobre 1999. La sua festa liturgica, nel calendario della Chiesa cattolica, è il 9 agosto col nome di S. Teresa Benedetta della Croce.
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Dopo un breve periodo di felice vita coniugale Lucrezia ritornò a Roma e qui, essendo stato per volontà del papa dichiarato nullo il matrimonio, sposò secondo i nuovi disegni del pontefice, Alfonso d’Aragona, duca di Bisceglie e figlio naturale di Alfonso II re di Napoli. Ma l’alleanza del fratello Cesare con i Francesi distrusse l’opportunità di questo matrimonio e, mentre Lucrezia era nominata governatrice di Foligno e poi di Nepi, si preparava un attentato contro Alfonso. Questi, sfuggito agli sgherri che avevano tentato di assassinarlo nel luglio del 1500, veniva strangolato da uomini di Cesare Borgia il 18 agosto. Lucrezia era allora data in sposa ad Alfonso d’Este, primogenito del duca di Ferrara, che dovette, pur riluttante, accettare (30 dic. 1501). Alla corte estense Lucrezia, che fin qui era stata un docile strumento nelle mani del padre e del fratello, fece dimenticare il suo passato e diventò con la sua bellezza e la sua intelligenza ben presto popolarissima. Disinteressandosi della politica e promuovendo invece una fantasiosa ed intellettuale vita di corte, celebrata da poeti come l’Ariosto, il Bembo, il Trissino, raccolse attorno a sé uomini tra i più famosi del Rinascimento. Ma dal 1512 la splendida signora non apparve più circondata dal suo gioioso ed elegante corteggio. La sua vita, per le sventure che colpirono lei e la casa ferrarese, si fece più raccolta: passò lunghi periodi in convento a chiedere perdono “per li peccati de questa nostra etade”. A 39 anni morì d’aborto.