(“La Voce” del 16 ottobre 2020)
di Giorgio Maghini
Il Vescovo Gian Carlo, nell’ultimo Consiglio Pastorale Diocesano, ha definito la sua lettera del 15 agosto scorso, indirizzata ai presbiteri, ai diaconi, alle consacrate e ai consacrati, ai fedeli della’Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio, uno «sguardo in avanti», uno «stimolo a rinnovare il desiderio e la passione di programmare». Etimologicamente, “pro-grammare” sta per “scrivere il futuro” ed è il verbo, per inciso, che esprime la precisa antitesi di certe visioni che vedono il futuro come qualcosa di già determinato. “Programmare”, in un presente come questo, così ferito dalla pandemia e nel quale il futuro – fatto di cautele, disinfezioni, distanze, chiusure – corre davvero il rischio di sembrare già scritto, è un importante esercizio di meditazione.
Occorre avere la forza (la determinazione, meglio) di pensare il futuro e di scoprire di quanta bellezza può essere luogo (per chi volesse riflettere su questo tema in termini più artistici e meno categoriali, consiglio la visione del video Rewrite the stars dal bellissimo film The greatest showman, che illustra perfettamente cosa significhi pensare un futuro diverso quando tutto sembra condizionato e immodificabile).
La sfida che ci impegna – qui, ora, tutti – dunque, è “programmare”. Può sembrare sempre più paradossale – anche ora che siamo costretti a “riprogrammare” l’appuntamento inizialmente previsto per il 24 ottobre -, ma questo verbo si lega perfettamente alla natura stessa della Giornata del Laicato, che è luogo di analisi e discernimento. Si tratta, in altre parole, di comprendere il presente per immaginare il futuro e iniziare a costruirlo: analizzare, discernere, programmare, appunto.
Realisticamente, non è nelle nostre mani analizzare “tutto” il presente e programmare “tutto” il futuro: inizieremo quindi, quando ci sarà possibile e nelle forme più congeniali, concentrandoci su due temi circoscritti: la situazione nelle nostre parrocchie dopo la conclusione del lockdown e le forme di collaborazione specifica che i laici potranno dare al percorso di crescita delle Unità Pastorali.
La vita della nostra Diocesi ci offre una splendida cornice in cui situare il nostro lavoro: appena terminata la riflessione sulla Evangelii Gaudium, prossimi al biennio eucaristico che inizierà con l’850° anniversario del miracolo di Santa Maria in vado e già in attesa della visita pastorale, siamo una Chiesa che sta costruendo il proprio futuro (a costo di ripetersi: siamo un popolo che non ha paura di pro-grammare!).
In questa cornice sta l’impegno di laici impegnati a «cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio» con la loro peculiare conoscenza del mondo e delle sue dinamiche.
Ai nostri giorni, questa voglia di cambiare il mondo e di immaginare il futuro ha un aspetto di “sana follia” che è profondamente evangelica e molto “bella”, se per “bellezza” intendiamo quella che salva il mondo.