25 aprile 2025: il testo integrale dell’omelia di mons. Gian Carlo Perego pronunciata la mattina nella S. Messa in Cattedrale
Onorevoli autorità civili e militari, associazioni militari, cari fratelli e sorelle, siamo entrati in questa Chiesa Cattedrale dalla piazza dove abbiamo commemorato gli 80 anni dalla Liberazione dal nazifascismo, da un potere totalitario, che ha generato violenza, guerra e morte, la negazione dei diritti fondamentali e della libertà. In questa Cattedrale la memoria si arricchisce della preghiera, anzitutto a suffragio di tutte le persone che hanno perso la vita per le libertà, anche per la libertà religiosa, con un ricordo oggi di Papa Francesco, la cui bara sarà chiusa questa sera per preparare i funerali di domani: un Papa, un uomo che ha amato la libertà, la democrazia e la fraternità, ammonendoci, che, nell’enciclica Fratelli tutti, ha scritto: “Parole come libertà, democrazia o fraternità si svuotano di senso… finché il nostro sistema economico-sociale produrrà ancora una vittima e ci sarà una sola persona scartata, non ci potrà essere la festa della fraternità universale” (F.T.110).
Oltre a tutti coloro che hanno perso la vita per la libertà e a Papa Francesco, oggi un ricordo particolare va all’arcivescovo Ruggero Bovelli, a cui faremo il tradizionale omaggio floreale sulla sua tomba in questa Cattedrale, la cui figura è centrale nella storia della Resistenza e della Liberazione, ma anche per la salvezza della città da un bombardamento alleato, che avrebbe ancora di più devastato la città, come dimostrano i documenti d’archivio pubblicati sul settimanale diocesano ‘La Voce’, la scorsa settimana. Ci mettiamo in ascolto della Parola di Dio. La pagina degli Atti degli Apostoli ricorda come il miracolo della guarigione dello storpio accompagna la predicazione di Pietro e Giovanni della Pasqua di Gesù, dopo la quale le guardie del tempio, istigate dai sacerdoti del tempio e dai sadducei, arrestano Pietro e Giovanni. La predicazione dà, però, i suoi frutti, perché oltre 5000 credettero nel Vangelo di Gesù.
La malvagità non ferma la diffusione del Vangelo di pace, di giustizia che hanno al centro il mistero pasquale. Non l’hanno fermata ieri e non lo fermano oggi, un tempo dove certamente la fatica di credere avanza nelle nostre terre, ma non in altre terre di primo annuncio, e vedono crescere i cristiani nel mondo. Anche durante il Fascismo, la libertà e la pace, la giustizia impregnate del Vangelo di Gesù hanno visto un’ideologia cercare di soffocarle, ma uomini e testimoni coraggiosi come il Vescovo Bovelli, o che hanno dato anche la vita come il Servo di Dio Don Minzoni, ne sono stati strenui difensori. La Chiesa non può che essere sempre dalla parte della pace, della giustizia e della libertà, valori fondamentali per rispettare la dignità della persona e il bene comune. Pietro e Giovanni, ci ricorda ancora la pagina degli Atti degli Apostoli, sono comparsi in tribunale il giorno dopo l’arresto, davanti ai loro accusatori, e in quella occasione, Pietro, anche a nome di Giovanni, risponde alle accuse dei capi del popolo dei sadducei e dei sadducei ricordando che “nel nome di Gesù il Nazareno, che voi avete Crocifisso e che Dio ha risorto” che gli apostoli compiono miracoli e predicano la Parola. Pietro ricorda che è la Pasqua il centro del mistero cristiano, la Pasqua che abbiamo da poco celebrato, la Pasqua che ha rivelato che l’uomo di Nazareth, Crocifisso era il Figlio di Dio, il Messia, il Salvatore.
Nel nome di Gesù, ricorda S. Pietro, nasce una nuova storia, un nuovo tempio, perché Gesù, pietra scartata dai costruttori, è divenuto testata d’angolo. Gesù è il Salvatore. Il messaggio di Pietro è il messaggio cristiano, è l’Evangelo che si ripete nei secoli e che nessuna ideologia o potere può fermare. E i cristiani in ogni tempo in cui i valori evangelici sono stati negati, incatenati hanno fatto resistenza: una resistenza morale, segnata dalla sofferenza e dal martirio, che ha sconfitto Imperi, regni, totalitarismi di ogni tempo. E’ stata questa la resistenza di Mons. Bovelli e di tanti sacerdoti e laici anche durante il Fascismo e l’occupazione nazista, che ha permesso di salvare tante vite umane, ulteriori distruzioni, come quella della nostra città e di costruire un nuovo Paese evitando vendette, come scrisse nella lettera ai ferraresi il 21 aprile del 1945: “Nessuno tragga motivo dell’ora per vendette e soprusi: la nostra città già troppo martoriata non più deve rosseggiare di sangue fraterno”. Il Vescovo Bovelli ha pagato ancora di persona queste scelte di pace e di amnistia, sui cui è nata la Democrazia: scelte che anche il Giubileo che stiamo vivendo ricorda come importanti per ricominciare, per ridare speranza. Sono passati 80 anni da quel giorno della Liberazione.
La Liberazione è iniziata, però, quel giorno, ma è continuata scegliendo la Repubblica, anziché la Monarchia, la Democrazia cristiana anziché il Fronte popolare, che avrebbe condotto in un nuovo totalitarismo, come abbiamo visto in Paesi vicini. La Liberazione è continuata scegliendo di ripudiare la guerra, di costruire un sistema misto tra beni pubblici e comuni beni privati, evitando sia la negazione della proprietà privata ma anche la privatizzazione di beni comuni come l’acqua, l’energia, le strade, la sanità. È continuata la Liberazione con leggi che hanno riconosciuto gli stessi diritti ai figli illegittimi, la terra ai chi la lavora – come la riforma agraria nel nostro Delta -, la fine delle case chiuse e la liberazione di donne schiave e prostituite; leggi che hanno dato forma all’articolo della Costituzione che vuole che le pene siano rieducative e che i detenuti abbiano accesso a pene alternative, e che hanno riportato in città, con gli stessi diritti, i disabili mentali e i disabili fisici. La Liberazione deve continuare con leggi che riconoscano effettivamente la libertà di religione e di educazione, che regolino l’immigrazione e l’emigrazione senza il disprezzo delle libertà personali o la limitazione del diritto d’asilo; che tutelino il diritto di tutti alla salute e alla casa; che estendano la cittadinanza, come strumento di corresponsabilità sociale e politica. La Liberazione non si deve fermare e deve camminare non a parole, ma con i fatti e la responsabilità di tutti.
La pagina evangelica di Giovanni racconta l’apparizione di Gesù sul lago di Tiberiade a un gruppo di discepoli, ricordati tutti per nome, a cui si aggiunge Natanaele, l’uomo giusto che Gesù aveva incontrato durante la sua predicazione. I discepoli avevano deciso di andare a pesca, ma quella notte non pescarono nulla. Gesù, sulla riva del lago, ma non riconosciuto dai discepoli li invita a uscire di nuovo a pescare e i discepoli, dopo un momento di incertezza, escono con le barche e presero una enorme quantità di pesci. Da qui Pietro riconosce il Maestro e arrivati a riva, Gesù condivise con loro il pasto. La forza della Chiesa, che è poggiata sugli apostoli e sui loro successori, come lo è stato l’arcivescovo Bovelli, è la presenza del Signore nella vita della Chiesa, che soprattutto nei momenti più difficili la orienta a scelte coerenti attraverso uomini e donne che incarnano in prima persona il Vangelo. Anche durante il Fascismo, pur tra errori, scelte temporanee magari discutibili, la Chiesa è stata un faro a cui tanti, anche uomini lontani dalla fede o di fede ebraica, hanno guardato, per salvare la loro vita, per tutelare la loro salute, per costruire un nuovo Paese sulle rovine della guerra e della violenza.
Onorevoli Autorità civili e militari, cari presbiteri, cari fratelli e sorelle, in questa Cattedrale oggi non può non risuonare, a 80 anni dalla Liberazione, un appello alla pace e alla libertà, laddove la violenza e la prepotenza nelle nostre città e in alcuni Paesi del mondo, rischia di generare nuove guerre e conflitti, morti innocenti e di sacrificare i beni conquistati grazie anche al sacrificio di tanti. Il Signore Risorto, continui ad esserci vicino e maestro di pace e di libertà. Così sia.
(Foto: un momento dell’entrata delle truppe alleate a Ferrara il 23 aprile 1945)